“Covid-19…Il Paese che verrà/11” Michele Guglielmo

michele-guglielmoIn tutto il mondo il turismo è soggetto a una molteplicità di fattori che, nel bene e nel male, ne condizionano lo sviluppo. Si tratta di dinamiche sociali, culturali, economiche interdipendenti per cui la ripresa del turismo non può prescindere da quello che avverrà a livello internazionale da qui in avanti. Ne abbiamo discusso con Michele Guglielmo, presidente dell’Associazione “Arianuova” di Piano di Sorrento, sodalizio che fa parte del Forum dello Sviluppo Sostenibile per l’attuazione degli Obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu, sotto l’egida del Ministero dell’Ambiente e tutela del territorio. Guglielmo è esperto di turismo avendo lavorato a lungo nel settore dell’ospitalità, con esperienza di 37 anni nella direzione di grandi alberghi. Oggi è consulente di aziende turistico-
alberghiere.

Presidente Guglielmo vogliamo inquadrare in una dimensione globale il problema del turismo rispetto all’emergenza covid-19?

“Il turismo, in generale, è fortemente influenzato da fattori esterni che ne condizionano l’andamento. Basta pensare all’11 settembre, quando ci fu l’attacco terroristico alle Torri Gemelle a New York, per capire cosa sta succedendo e cosa ancora dovrà accadere a causa del Covid-19”.

Un duro colpo per il settore in generale, ma anche per qualche sua componente particolare?

“Tra i segmenti del mercato turistico quello cosiddetto “congressuale” è tra i più redditizi per la ricchezza del budget di cui dispone e per l’indotto che riesce a generare. Questo segmento è definito dai professionisti del settore anche MICE, cioè:
Meetings, Incentives, Conventions, Exhibitions. Ciascuna definizione rappresenta un ulteriore segmento che ha differenti caratteristiche. Hanno tutti un stesso punto d’incontro, l’esigenza di fare incontrare nello stesso luogo e nello stesso momento i partecipanti che provengono da luoghi diversi, molto spesso da varie parti del mondo.
Ciascun segmento, però, ha proprie caratteristiche, anche in termini di budget.
Questo ci consente di comprendere perché, all’inizio della pandemia, proprio il turismo congressuale ha cominciato a mostrare sofferenza: sono stati cancellati o differiti eventi già confermati con caparra e non sono più pervenute nuove richieste”.

E nel turismo tradizionale, quello di vacanza per capirci?

“E’ avvenuta la stessa cosa nel turismo tradizionale, quello delle vacanze, e nel segmento detto “corporate”, termine che indica il “turismo” generato dai collaboratori delle aziende che viaggiano per esigenze di lavoro. Dunque tutte le attività collegate al turismo si sono bloccate, commercio incluso, e ognuno ora si interroga su quando si potrà ripartire. Stando ai media appare evidente che la stagione turistica 2020 è praticamente saltata e si ipotizza che nel 2021 si sarà costretti a ritornare agli albori del turismo. Si incomincerà, cioè, daccapo ma con qualche differenza. Mentre nel 1950, ad esempio, i paesi che richiamavano il 97% del turismo mondiale, tra cui l’Italia, erano 15, oggi sono diventati più di 100 (ricerca Horwath Htl disponibile sul sito: www.arianuovapianodisorrento.it Ndr). Questo significa che per ritornare ai valori degli anni appena passati, per l’Italia ci vorrà tempo e un notevole impegno, nonostante le qualità del nostro Paese siano da tutti riconosciute e apprezzate”.

Quindi anche per Sorrento si tratterà di ricominciare quasi daccappo?

“Una ricerca del Centro Studi del Touring Club pubblicata il 14 aprile scorso e basata su dati dell’Istat, vede Sorrento al 5°posto tra le località turistiche italiane caratterizzate da un’incidenza superiore all’80% dal turismo straniero. Sorrento mostra una percentuale dell’89,1%. Questo significa che il crollo del fatturato sarà verticale e per cercare di contenerlo si dovrà fare ricorso al mercato nazionale che, però, non sarà sufficiente a coprire le perdite previste. Ci apprestiamo, quindi, a vivere una situazione socio-economica particolarmente delicata dalla quale si salverà chi gode di una struttura patrimoniale già consolidata o chi avrà il coraggio di accettare la sfida dei tempi e intraprendere un percorso di rinnovamento della propria azienda in modo da poterla riposizionare, al momento opportuno, sul mercato in modo adeguato”.

Come dovranno comportarsi allora le nostre imprese turistiche?

“In pratica questi mesi potranno essere impiegati per ristrutturare le aziende, gli alberghi soprattutto, secondo i criteri previsti dal principio della sostenibilità e della responsabilità, assecondando le esigenze delle nuove generazioni di viaggiatori (vedi www.arianuonapianodisorrento.it cosa vogliono i millennials). Si potrà ricorrere, per l’esecuzione dei lavori, a quella parte del proprio personale idoneo allo scopo; si creerà così nel paese un giro economico virtuoso, contribuendo, anche se in minima parte, a sostenere l’economia locale”.

In questo contesto cosa possono fare gli Enti Locali?

“Gli amministratori pubblici dovranno mostrarsi capaci di affrontare la nuova “era” e di accettare le sfide che essa comporta: ambientalismo, risparmio energetico, qualità dell’acqua e dell’aria, banda larga, traffico regolamentato, trasporti efficienti, capacità di fare rete sul territorio, decoro della città”

Al termine della pandemia saremo dunque pronti a ripartire?

“L’ottimismo non guasta, però deve poggiarsi su una solida base di realismo. Si dovrà essere coscienti che ci troveremo a competere con le destinazioni turistiche concorrenti che saranno agguerrite e ben organizzate: sarà opportuno proporsi sul mercato con un nuovo prodotto turistico che si potrebbe costruire sul territorio, “facendo rete” tra istituzioni, privati, competenze, per ideare nuove strategie di sviluppo dei territori coinvolti, confrontandosi sui fattori critici e di successo per la crescita sistematica, sostenibile e unitaria di un grande territorio. Bisognerebbe ideare progetti innovativi, che mettano insieme i valori autentici del territorio – rappresentati dalle varie bellezze naturali, artistiche o archeologiche – e le ricchezze della terra, la bontà, varietà e salubrità del cibo, l’artigianato, e infine l’elemento più importante di tutti: lo straordinario senso di ospitalità e accoglienza che ci caratterizza”.

Ha qualche idea più specifica per la Costiera?

“Per esempio si potrebbe pensare a costruire un nuovo prodotto turistico mettendo insieme le 27 località della Costiera Sorrentina e della Costiera Amalfitana. Anche la presenza di Castellammare di Stabia con le sue rinomate acque termali, il porto turistico, gli scavi archeologici, la cantieristica navale, gli impianti sportivi potrà dare un importante contributo alla valorizzazione del territorio impreziosito anche di Pompei e di Ercolano, dell’isola di Capri, del pregevole sfondo del Vesuvio e servito dai due aeroporti di Napoli e di Salerno. Tutto ciò costituirebbe, a livello mondiale, un prodotto turistico con una forza senza eguali! Oggi chi amministra, chi detiene il potere economico, chi rappresenta le categorie degli imprenditori, ha la responsabilità di guardare avanti, di guardare al futuro, di avere coraggio! Il tempo della singola azienda o della singola località che si promuovono da sole è finito”.

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