Lauro (PdL) un disegno di legge su amministrative e trasparenza delle candidature

Sen. Raffaele Lauro (PdL)

“I candidati alle elezioni politiche, europee, regionali, dei consigli provinciali, comunali e circoscrizionali, alla data della convocazione dei comizi elettorali, devono dichiarare, sotto la propria responsabilità, con certificazione autenticata con atto notarile, di non essere sottoposti ad alcun tipo di procedimento penale, neppure come indagati, avvisati delle indagini, tra quelli specificatamente previsti dal codice di autoregolamentazione della commissione antimafia, e di essere estranei, altresì,  a qualsiasi attività, connessa, direttamente o indirettamente, a vario titolo, professionale, imprenditoriale, commerciale o per colleganza familiare con la criminalità organizzata o con circuiti criminali, nonché di possedere quei requisiti di affidabilità, di credibilità e di onorabilità, necessari per ricoprire un incarico pubblico o una pubblica responsabilità.” Questa é la norma-chiave del disegno di legge, presentato stamane al Senato, dal sen. Raffaele Lauro (PdL), membro della Commissione Antimafia, che reca nel titolo “Norme a garanzia della trasparenza nella formazione delle liste elettorali  e nelle candidature e proposte di nomina per i consigli di amministrazione di società pubbliche o a prevalente partecipazione pubblica”. Le norme sono estese, quindi, anche alle candidature o alle proposte di nomina per i consigli di amministrazioni e di società pubbliche o a prevalente partecipazione pubblica, sia locali (municipalizzate) che nazionali. Le sanzioni sono molto pesanti. In caso di dichiarazioni non veritiere, infatti, rese al tempo della candidatura ed accertate ex post, o di situazioni pregiudizievoli, intervenute successivamente all’elezione o alla nomina, senza un’autodenunzia da parte dell’interessato o rinunzia alla carica pubblica, il responsabile del mendacio, o della mancata autodenunzia, sarà perseguito per il reato di falso in atto pubblico, con tutte le conseguenze che ciò può determinare, ivi comprese, qualora rinviato a giudizio, l’immediata  decadenza dalla carica ricoperta e, in caso di condanna in primo grado, la pena accessoria, ed immediatamente esecutiva, dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici. “La soluzione ottimale – ha dichiarato Lauro -, da me sostenuta anche in Commissione antimafia, sarebbe quella di porre a carico dei partiti un obbligo, giuridicamente sanzionato, per assicurare, in sede di formazione delle liste elettorali, una totale trasparenza delle candidature, volta a scongiurare il pericolo che risultino prima candidati e, poi, eletti, soggetti a vario titolo collusi, in modo diretto o indiretto, con la criminalità organizzata. Questa soluzione, tuttavia, presuppone una regolamentazione organica, per legge, dei partiti politici, che, fin dall’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica, è stata da più parti auspicata, ma mai realmente attuata. Né, allo stato, appare realisticamente attuabile.” “Ogni forma, inoltre, non giuridicamente sanzionata, – ha aggiunto Lauro -, volta a imporre comportamenti più virtuosi nella selezione della classe dirigente e nella formazione delle liste elettorali, non è apparsa, finora, e non appare, per il futuro, capace di risolvere il problema di fondo. L’adozione di codici di autoregolamentazione e di altri strumenti (protocolli etici, garanti della legalità), che, su base volontaristica, i partiti hanno deciso o decidano di adottare per garantire trasparenza, non è sembrata e non sembra idonea a realizzare lo scopo, configurandosi purtroppo come uno strumento blando e scarsamente efficace. Insomma trattasi di palliativi, che servono soltanto ad alimentare, di fronte ai fallimenti, le strumentalizzazioni politiche, le polemiche e gli scambi di accuse reciproche sull’ inquinamento delle liste avversarie, come è avvenuto, in queste ore, a Napoli, dove un candidato sindaco, dal rivendicato e riconosciuto profilo istituzionale, come Mario Morcone, non ha esitato a coinvolgere, per motivi di bassa bottega elettorale, la sua amministrazione di provenienza e, indirettamente, un prefetto di altissima professionalità, come Andrea De Martino, nella polemica bagarre finale e in uno spettacolo di rivendicazioni, decisamente non apprezzabile e, per davvero, poco istituzionale.” “Alla luce di queste considerazioni – ha concluso Lauro – ho proposto di intervenire a monte per imporre un criterio di trasparenza, che responsabilizzi direttamente i candidati, e costituisca, per le pesanti sanzioni previste, un forte deterrente per quei soggetti che progettano di fare da pontieri tra le istituzioni rappresentative o società pubbliche, e le consorterie criminali. La cosiddetta zona grigia.”

 

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