Tangenti, arrestato un consigliere provinciale del PDL di Napoli
Quattro persone, tra le quali il consigliere provinciale di Napoli Dario Cigliano sono state arrestate questa mattina nell’ ambito dell’ inchiesta sul danneggiamento di automezzi di “Enerambiente s.p.a”, incaricata della raccolta rifiuti solidi urbani. Con Dario Cigliano 41 anni, consigliere del Pdl (uomo politico ritenuto vicino al coordinatore campano del Pdl Nicola Cosentino), sono stati arrestati il padre, Antonio Cigliano, 79 anni (ex assessore socialista che negli anni Novanta ebbe la delega ai rifiuti), il fratello, Corrado Cigliano, 46 (capo cantiere di Enerambiente), e Gaetano Cipriano, 44 anni. Per loro l’accusa è di induzioni a non rendere dichiarazioni o rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria. L’inchiesta parte dall’incendio e la vandalizzazione tra settembre e ottobre del 2010 di 52 automezzi e degli uffici della sede napoletana della veneziana Enerambiente spa, che per conto di Asia spa, la società totalmente a partecipazione del Comune di Napoli, si occupava della raccolta rifiuti in città. Il 12 gennaio scorso, la Digos partenopea arresta, con accuse a vario titolo di devastazione, incendio e porto di armi da guerra, cinque dipendenti della Davideco scarl e l’amministratore, Salvatore Fiorito, appunto.
Gli arresti rientrano nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Napoli sul danneggiamento a scopo di estorsione di automezzi della “Enerambiente s.p.a.”, che aveva in appalto dall’ Asia, azienda igiene ambientale del Comune, la raccolta rifiuti in alcuni quartieri di Napoli. I danneggiamenti risalgono al settembre-ottobre 2010. L’ inchiesta, che ha portato nel gennaio scorso all’ arresto dell’ amministratore della “Davideco s.c.a.r.l”, che forniva personale ad “Enerambiente”, Salvatore Fiorito, e di cinque dipendenti, si è estesa alle assunzioni clientelari nella società. Somme di denaro – secondo l’accusa – sarebbero state versate a Corrado Cigliano, fratello del consigliere provinciale Dario Cigliano, ed allo stesso consigliere come corrispettivo per la stipula di contratti tra “Enerambiente” e cooperative di lavoratori. Nell’ambito dell’inchiesta gli indagati avrebbero avvicinato la moglie di Salvatore Fiorito, attualmente detenuto, consegnandole una somma di denaro per indurre il marito a tacere fatti che li coinvolgevano.
4.500 euro in tre tranches; un posto di lavoro per il marito dopo che questi avesse lasciato il carcere; sostegno legale; disponibilità economica per ogni evenienza. Questo, secondo l’accusa, hanno offerto alla moglie di Salvatore Fiorito, l’amministratore della Davideco arrestato precedentemente, le quattro persone arrestate questa mattina dalla Digos, tra cui c’é il consigliere provinciale e comunale di Napoli del Pdl, Dario Cigliano. Obiettivo dei quattro, fare in modo che Fiorito non riferisse “quanto a sua conoscenza in ordine al sistema di assunzioni con finalità politico clientelari gestito dalle cooperative sociali affidatarie di servizi interinali nel settore della raccolta dei rifiuti, gestito su indicazione di Dario e Corrado Cigliano, nonché in ordine ai periodici pagamenti ai medesimi Dario e Corrado Cigliano eseguiti da Fiorito medesimo attraverso lo storno di parte dei canoni contrattuali che la Enerambiente spa erogava”. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal gip Isabella Iaselli su richiesta di un pool di pm: Luigi Santulli, Giuseppe Noviello, Maria Sepe, Paolo Sirleo e Danilo De Simone, coordinati dal procuratore aggiunto Giovanni Melillo.
LE INTERCETTAZIONI
“Stu cesso di Fiorito: hai capito i guai che ci ha fatto… E noi gli abbiamo mandato anche i soldi!”. Così Antonio Cigliano, ex assessore comunale di Napoli e padre del consigliere comunale e provinciale arrestato oggi, in una conversazione intercettata commentava la decisione di Salvatore Fiorito di rispondere alle domande degli investigatori sulle assunzioni fittizie imposte dai Cigliano a Enerambiente attraverso le cooperative e sulle cospicue somme di denaro versate al politico e ai suoi familiari. Il denaro (tutti biglietti da 50 euro, “così – aveva suggerito Antonio Cigliano ai figli – sembrano di più”) era stato consegnato alla moglie di Fiorito, Maria Vinciguerra. Grazie alla intercettazioni telefoniche e ambientali è emerso che Fiorito era provato dalla detenzione, soprattutto dopo la decisione del Riesame di non scarcerarlo; su questo puntavano i Cigliano per indurlo a non rivelare le informazioni in suo possesso. Anche la moglie era su questa linea, ma lui non ha cambiato idea e ha fornito ai pm le notizie in suo possesso. In un colloquio in carcere Maria Vinciguerra chiede al marito: “Cosa gli hai detto?”. Lui risponde: “Che quello era venuto a casa e ti aveva dato per tre volte 1.500 euro”. La donna lo rimprovera: “E perché glielo hai detto? Questo te lo potevi pure risparmiare di dirglielo”. Fiorito risponde: “Eh, perché voci, voci o altro”, “lasciando intendere – commenta il gip – che la cosa era già emersa da qualche intercettazione”. In un altro colloquio Fiorito ammette: “Io collaboro, ormai l’ho detto: ho dato i soldi a questo, a quell’altro, a quest’altro”. Il cognato aggiunge: “Ho dovuto mettere a lavorare a questo e a quest’altro: glielo hai detto?”. Fiorito risponde di sì.
di Roberto Mazza, giornalista di Metropolis