A San Sebastiano al Vesuvio il vile assassinio del 19enne Santo Romano
Il vile assassinio del 19enne Santo Romano da parte di un 17enne criminale con sulle spalle precedenti penali e soggiorno a Nisida invoca vendetta. Ammazzare un coetaneo per il solo fatto di aver fatto da paciere per conto di un amico la cui colpa era soltanto quella di aver calpestato un piede, cioè una scarpa, all’omicida fa di questo ragazzo un “irrecuperabile” alla società civile e pertanto meritevole di un lunghissimo soggiorno in carcere, minimo trent’anni da scontarsi senza indulgenze. Purtroppo l’escalation di violenza criminale di giovanissimi a Napoli come in altre città d’Italia richiede da parte dello Stato rispose sollecite quanto esemplari nel tentativo di arginare un fenomeno ancora sottovalutato, in espansione e soprattutto insostenibile per le nostre comunità, a meno di non voler consegnare la gioventù al destino di manovalenza malavitosa che il crimine organizzato sa sfruttare al meglio per l’incoscienza, l’inconsistenza, la facile suggestionabilità, l’ignoranza che li contraddistingue con l’ìmpunità di cui in effetti godono. Girare armati di pistole e coltelli è diventata ormai consuetudine per questi rampolli figli di una cultura familiare criminale che è nata, cresciuta e pasciuta nell’illegalità. Ora la risposta dello Stato dev’essere coerente a cominciare dal varo di una legislazione che punisca i colpevoli in modo esemplare piuttosto che continuare a privilegiare chi di illegalità si nutre e con essa prospera, colletti bianchi inclusi.