Castellammare di Stabia, Mons. Francesco Alfano sull’aggressione al giovane bengalese
La città di Castellammare di Stabia finisce sulle prime pagine dei giornali e sulle home page dei siti nazionali per la vile aggressione di una banda di dieci ragazzi ai danni di un coetaneo di nazionalità bengalese che è stato aggredito e selvaggiamente picchiato sulla Cassa Armonica ubicata nel centro cittadino. Una violenza che mortifica la città consegnandola alle cronache di malavita giovanile che sempre più spesso si registrano in ogni angolo d’Italia e nel napoletano. A esprimere tutto il disappunto per l’accaduto è stato Mons. Francesco Alfano, arcivescovo di Castellammare di Stabia con una lettera aperta alla giovane vittima.
LA LETTERA DI MONS. FRANCESCO ALFANO
“Carissimo amico bengalese, non conosco il tuo nome e neppure il tuo volto. Tante volte, passando per il centro antico della nostra bella e drammatica città, vedo altre persone come te ma non so distinguere il paese d’origine: per la mia superficialità o ignoranza sembrate tutti uguali, voi che venite dal lontano Oriente. Ti confesso che spesso mi chiedo come vivete, dove avete trovato alloggio, se avete amici con i quali trascorrere il tempo libero o confidare qualche pena del cuore. Quando però ho avuto la possibilità di parlare con qualche persona della tua terra, o di paesi vicini che continuo purtroppo a confondere, ho scoperto la ricchezza e la profondità di chi è stato costretto a lasciare la sua gente per cercare lavoro in luoghi lontani,
Sì, è proprio vero: crediamo di essere così “lontani” che a volte non riusciamo a riconoscere la ricchezza nascosta nella nostra diversità. Lo so che tra di noi ci sono numerosi uomini e donne che ti riconoscono come uno di noi, come un “fratello”. E per questo ti auguro di incontrarne presto qualcuno con cui fare un tratto di strada insieme e non sentirti più solo, additato, estraneo. Se vuoi, puoi bussare anche alla porta di qualcuna delle nostre chiese: stiamo imparando noi cristiani, dal contatto con amici di altre confessioni religiose, a sentirci così come ci insegna il Vangelo tutti figli di un unico Dio e ad amarci concretamente, come un’unica grande famiglia.
Per tutti questi motivi e per tanto altro che porto nel cuore e che mi farebbe piacere raccontarti di persona, ora mi devi consentire di chiederti scusa per quello che ti è accaduto.
È brutta la violenza, inaccettabile, indegna di essere umani. Fa ancora più dolore l’indifferenza dei passanti, il sarcasmo offensivo e brutale di chi sta a guardare soddisfatto la scena come se stesse al cinema, l’anonimato di una città che continua a far brillare le luci notturne senza fermarsi e arrossire dinanzi a episodi così gravi di inciviltà.
Carissimo fratello bengalese, spero di abbracciarti presto per farti sentire il calore e l’affetto di tanti che come e più di me sono pronti a volerti bene e, qualcuno con le lacrime agli occhi, anche a chiederti perdono”.