“Così per sempre” di Chiara Valerio, storia del Conte, di Mina e di un gatto nero
“Così per sempre” di Chiara Valerio è storia affascinante e avvincente, due pregi che ha certamente questo romanzo pubblicato da Einaudi e che, a dire il vero, non erano per niente scontati, visto che il protagonista della vicenda narrata è il “Conte Dracula”, personaggio sul quale sono stati già versati fiumi di inchiosto, dunque sarebbe stato facile cadere nel già letto. Ma Chiara Valerio è scrittrice raffinata che sa sedurre i suoi lettori con elegante originalità, parla per lei anche un curriculum invidiabile, avendo scritto con successo per il teatro, per la radio, collaborato con Il Sole 24 Ore, l’Unità e con la trasmissione culturale di Rai 3 “Pane quotidiano”. Per Nottetempo ha invece diretto la collana narrativa.it. Con Nanni Moretti, Valia Santella e Gaia Manzini ha scritto il soggetto di “Mia madre”, mentre con Gianni Amelio e Alberto Taraglio ha firmato il soggetto de “La tenerezza”. Dal 2018 è editor-in-chief del settore “narrativa italiana” presso l’editore Marsilio, per il quale ha ideato la collana PassaParola. Con Anna Antonelli, Fabiana Carobolante e Lorenzo Pavolini cura il programma “Ad alta voce” di Rai Radio 3, rete sulla quale conduce la rubrica “L’isola deserta”. Scrive per Vanity Fair, per Amica e dal 2021 collabora con La Repubblica. Il suo conte Dracula si chiama Giacomo Koch, quando questa storia comincia. Mina Harker, la donna a causa della quale stava per essere ucciso, è sfuggita alla morte, ora si chiama Mina Monroy ed è lei stessa un vampiro, infine il loro gatto Zibetto porta alle zampe anteriori due vistosi anelli d’oro, per l’esattezza due fedi nuziali, vi lascio immaginare il perchè. Il racconto della Valerio è ambientato tra Roma e Venezia, attraversa i secoli e affonda le sue radici alla fine dell’Ottocento, quando il conte Dracula lascia la Transilvania per trasferirsi in Occidente. È allora che ha preso il nome di Giacomo Koch e ha cominciato a interessarsi alla professione medica, ed è oggi che lavora come anatomopatologo all’ospedale Fatebenefratelli. Attraversando la grande stagione delle scienze, Giacomo ha capito molte cose. La prima è che tutto ciò che scorre è nutrimento, non solo il sangue. Un romanzo, quello costruito da Chiara Valerio, picaresco e filosofico che conduce il lettore anche nella Napoli del Conte vampiro. La Città del Santo il cui sangue si scioglie miracolosamente da secoli, infatti, è legata dal Conte che di sangue si nutre da un’altra intrigante storia che raccontò per primo “Il Mattino” otto anni fa. Un gruppo di ricercatori, infatti, nel 2014 individuò nel sepolcro del nobile Mattia Ferrillo, all’interno del chiostro di Santa Maria la Nova, il possibile luogo di sepoltura segreto di Vlad Tepes III detto l’Impalatore, voivoda di Valacchia passato alla storia come Dracula. Il motivo di questa sepoltura “partenopea”, si ipotizza, sia dovuto alla presenza della presunta figlia dello stesso Vlad III presso la corte aragonese. Maria Balsa (Balsha), questo il nome della figlia di “Dracula” che, si racconta, fosse stata adottata da Ferrante d’Aragona dopo la morte del padre di lei per confermare l’alleanza che avevano stretto il Regno di Napoli e l’ordine del Drago di Valacchia per combattere i turchi ottomani di Maometto II. A conferma di questa tesi, all’interno della cappella Turbolo di Santa Maria la Nova fu trovata una misteriosa iscrizione dai caratteri incomprensibili: una sorta di messaggio in codice da decifrare, sul quale, come a più riprese scrisse Il Mattino, sono stati compiuti alcuni studi. Il testo dell’epigrafe, da quanto si è scoperto, è scritto in un linguaggio ancora sconosciuto, l’unico elemento decifrato è appunto il nome “Vlad”, che ricorre più volte. L’esame è stato effettuato al termine di un delicato restauro iniziato nel febbraio del 2018. La ricerca, che ha impegnato l’esperto l’ing. Claudio Falcucci, è giunta ad una conclusione precisa: la scritta non risale alla fine dell’800, come ipotizzato finora, ma probabilmente a trecento anni prima. Proprio il processo di restauro ha consentito di verificare come alcune lettere dell’iscrizione siano state ridipinte più volte nel corso dei secoli e sempre senza che venissero in alcun modo alterate. Gli esiti dell’indagine, dunque, confermano che l’iscrizione presente a S. Maria la Nova risale ad un periodo congruente con quello dell’ipotetico soggiorno napoletano del conte Vlad-Dracula, all’epoca in stretto contatto con la corte aragonese, e, soprattutto, con quello della sua morte. L’iscrizione criptata della Cappella Turbolo e la nota tomba della famiglia Ferillo nell’attiguo Chiostro di San Giacomo della Marca, effigiata con un enorme dragone come per gli appartenenti all’Ordine del Dragone, un tempo potrebbero essere state collocate l’una accanto all’altra, poiché tutte le tombe del Chiostro precedentemente erano collocate in Chiesa, questo è stato confermato sempre al Mattino da Giuseppe Reale, presidente dell’associazione Oltre il Chiostro onlus. Lo stesso Bram Stoker del resto, lo scrittore irlandese autore di “Dracula” romanzo andato in stampa con successo nel 1897, soggiornò in Campania nel 1876 per raggiungere il padre, Abraham, in vacanza a Cava de’ Tirreni, non è da escludere dunque che abbia visitato il chiostro di Santa Maria la Nova traendone ispirazione per la sua storia. Tante storie e altrettanti misteri legano il nome di Dracula a Napoli, il romanzo di Chiara Valerio sarà ulteriore motivo per divertirsi a riflettere su questo personaggio che, come il Faust di Goethe, è l’icona dell’uomo che anela all’immortalità e per far questo sceglie la dannazione eterna.
di Luigi De Rosa
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