La guerra commerciale del granchio reale tra Vichinghi e Russi
Negli anni Sessanta i russi portarono il granchio reale rosso nelle acque territoriali norvegesi e russe per creare una risorsa ittica sostenibile (il granchio è originario del Mare di Bering e dei fondali limitrofi dell’Alaska). Secondo alcuni storici fu Joseph Stalin in persona a provarci già prima della seconda guerra mondiale senza riuscirci. Negli ultimi cinquant’anni, il granchio si è stanziato lungo la costa della parte orientale del Finnmark ed è diventato una risorsa preziosa per la contea più a nord della Norvegia. “Granchio reale rosso”, mai nome fu più indovinato non solo per via del suo colore e delle sue dimensioni (può arrivare a pesare fino a 8 kg e la corazza può raggiungere i 23 cm di lunghezza) ma soprattutto perché come un re regna sul suo ecosistema, e, grazie all’assenza di nemici naturali, è libero di divorare tutta la vita marina che incontra. È molto adattabile e si nutre di alghe e animali che vivono sul fondale; è risaputo anche che si inoltra lungo la costa norvegese, seminando il terrore ovunque passi, proprio come i predoni vichinghi. Questo in passato ha fatto storcere il naso ai norvegesi che ce l’avevano con i russi per aver introdotto questa specie aliena nei loro mari mettendo a rischio anche l’esistenza dei loro merluzzi. Ma la polpa nelle zampe, nelle chele e nella coda del granchio reale rosso ha un sapore squisito, dolce e salato allo stesso tempo, ed è perfetta per essere saltata in padella, cotta al forno e grigliata, condita con burro all’aglio e insaporita con erbe e spezie. Molti, però, preferiscono mangiare il granchio al naturale, bollito o cotto al vapore, accompagnato da un’insalata leggera e uno spicchio di limone. E’ un prodotto di lusso richiestissimo dalla ristorazione deluxe di tutto il mondo. Un chilo di granchio rosso è pagato 5 dollari alla fonte ma in un ristorante di Dubai lo pagherete venti volte di più. Ecco perché quello che i norvegesi avevano chiamato sprezzantemente “l’esercito rosso di Stalin” ora gli fa gola, come i giacimenti di petrolio del mare del Nord. Resta un fatto, l’ecosistema dei fondali marini scandinavi ne sta risentendo, i granchi continueranno a “migrare”e a fare piazza pulita degli altri animali marini senza avere predatori naturali a contenerne la loro avanzata. Oggi ci chiediamo, per una leccornia da sceicchi e multimiliardari è stato giusto rischiare un disastro ecologico di cui non conosciamo ancora la portata? Ai posteri l’ardua sentenza, come sempre purtroppo per loro.