RAI Documentari alla conquista di un mercato che vale quello delle fiction
di Luigi De Rosa
I documentari stanno conoscendo una vera e propria golden age. Accanto alla voglia di relax e di evasione, infatti, sempre più spettatori esprimono un desiderio di sapere e di conoscenza, a fugare ogni dubbio sono i tre milioni di spettatori che la RAI ha registrato per “Pompei. L’ultima scoperta” andato in onda nei giorni scorsi su Rai 2 in prima serata. Ne è consapevole Duilio Giammaria, a capo della nuova direzione di Viale Mazzini, Rai Documentari, battezzata nel gennaio dello scorso anno con una missione: la produzione, la co-produzione, l’acquisto di documentari in tutte le sue forme per alimentare i palinsesti di tutte le reti e piattaforme Rai. Duilio Giammaria, pugliese, 60 anni, in Rai dal 1985, dopo le corrispondenze di guerra per il Tg1 e i programmi di approfondimento, i reportage e le conduzioni di programmi generalisti come Uno Mattina fino alle inchieste di Petrolio, ha assunto la guida di questa nuova avventura lanciando uno slogan che la dice tutta: “Il coraggio di osare”. Da genere marginale nella dieta italiana del consumo televisivo, il docu-film ha guadagnato spazi e attenzione. Per la Rai è una occasione per dimostrare di saper rappresentare al meglio l’autentico servizio pubblico. I documentari comunicano al mondo chi siamo e portano il mondo a casa dello spettatore. Saranno un volano anche per il turismo che verrà. Arricchiscono la vita delle persone e hanno la caratteristica peculiare di coinvolgere il pubblico, trasformare le comunità. Il genere documentaristico nel 2019 ha rappresentato il 31% degli investimenti nel genere audiovisivo nel mondo, raggiungendo quasi la fiction. La Bbc è il primo committente al mondo; in Francia si producono 2000 ore di documentari originali all’anno, con un investimento da parte di France Télévision pari a 100 milioni l’anno. In Germania la Zdf invece trasmette 400 ore di documentari. Senza dimenticare Arte, che, con un budget complessivo di 600 milioni, un terzo dei quali dedicato al documentario, è uno dei giganti europei del genere. “Pompei. L’ultima scoperta” è un esempio da seguire una co-produzione che ha visto in prima linea France Télévision ma che la RAI ha seguito dal 2017 a oggi, come fosse suo. Sono stati necessari 100 giorni di riprese in due anni per produrre un documentario di un’ora e mezza che ha coinvolto una equipe di esperti, maestranze, e ha permesso un racconto in presa diretta, la ricostruzione virtuale delle straordinarie scoperte dell’antica Pompei. La strada è tracciata.