Alessandro Bifulco nominato vice segretario regionale di Confcommercio Sanità
SORRENTO – L’incontro col dottor Alessandro Bifulco, classe ’65, medico specialista in tecnologie biomediche, direttore sanitario e amministratore della “Laboratori Bifulco srl”, avviene a distanza di poche settimane dalla sua nomina a vice segretario del Dipartimento Sanità della Confcommercio della Regione Campania. Sa anni impegnato sul fronte sindacale Bifulco è anche scrittore e saggista autore di importanti volumi che ne fanno un acuto studioso e osservatore delle principali dinamiche socio-culturali e sanitarie contemporanee.
D: Dottor Bifulco, come è giunto a quest’incarico indubbiamente prestigioso per lei e per la Penisola Sorrentina?
R: La nomina di Vice Segretario del Dipartimento Sanità della Confcommercio è per me motivo di orgoglio e di indubbio prestigio. Spero che la mia esperienza nel mondo sindacale possa dare i suoi frutti alla aategoria. Il mio curriculum risale fin dalla metà degli anni ’80, quando seguivo l’allora sindacato CUSPE diretto da Franco Primi, per continuare poi fino a pochi anni fa con il Sindacato Nazionale ANISAP e infine oggi con la Confcommercio. Un bagaglio di esperienze che spero di poter donare alla Categoria.
D: Confcommercio è uno dei sindacati maggiormente rappresentativi in Italia. Quale posizione ha sulle tematiche della salute in Campania?
R: Oggi “Confcommercio-Imprese per l’Italia” è la maggiore organizzazione italiana a servizio delle imprese e dei cittadini, conta circa 700.000 associati, con una presenza significativa in molte realtà territoriali del Paese. Per cui si può dire che ha un suo peso ben specifico nel mondo del lavoro di livello assolutamente non secondario. Ciò è provato dai risultati ottenuti nel tempo ai vari tavoli di concertazione sia regionali siA nazionali. La possibilità oggi di trasferire le criticità del comparto sanitario campano e non solo, condurlo fino ai tavoli ministeriali, pone il nostro Sindacato in prima linea nel confronto tra le parti. Confcommercio Salute ha dimostrato di essere in grado di elaborare puntualmente proposte costruttive e risolutive ai vari problemi degli associati e ha saputo, nel contempo, sviluppare piani programmatici sui temi sempre più impegnativi che assillano la Sanità. Confcommercio Salute è dunque considerato un partner affidabile e in grado di offrire una rosa di servizi agli Associati, di fare proposte costruttive e districare varie criticità. Recentemente il nostro presidente nazionale, Luca Pallavicino, ha formalizzato presso le sedi istituzionali di competenza e al Governatore della Regione Campania il nuovo organigramma. Tra gli obiettivi di Confcommercio Sanità (come da cronoprogramma per le attività future), va annoverato in primis la salvaguardia dei posti di lavoro come tutela della professionalità; in secondo luogo la tutela dell’autonomia imprenditoriale delle Aziende iscritte e sancita dalla libertà di impresa nei termini strategici imprenditoriali e commerciali valevoli per le piccole, medie e grandi aziende operanti in regime di accreditamento del servizio Sanitario nazionale, in linea con la legge 118/2022; al terzo posto delle priorità va la difesa dei principi di lealtà all’interno della libera concorrenza; al quarto il riconoscimento dei principi di qualità ed efficienza visti come principi sovrani nei meccanismi di valutazione delle Aziende che operano nel settore della diagnostica in possesso di accreditamento con il SSR. Al quinto posto il contrasto vigile e attivo verso qualsiasi operazione di sperequazione di natura lobbystica, speculativa atta alla formazione di oligopoli o peggio monopoli nel settore clinico-diagnostico, in linea con gli indirizzi giurisprudenziali del Consiglio di Stato. Al sesto posto, ma non ultimo, il riconoscimento della dignità etica e professionale di tutti gli operatori del settore sanitario, dai Medici, ai Biologi, ai Chimici, ai Radiologi, ai Tecnici di Laboratorio, Infermieri, fino ai fornitori ed operatori socio-sanitari e, a più ampio raggio, quegli operatori che a vario titolo hanno investito ed investono nel settore della Sanità Campana in modo costante e sinergico.
D: Come vede Confcommercio la cosidetta riqualificazione della rete laboratoristica in Campania?
R: La Confcommercio Sanità e Cura, per il tramite del Dipartimento della Regione Campania, sostiene pienamente la qualifica della rete laboratoristica e ponendo quest’ultima tra le priorità fondamentali da tutelare essendo, a nostro avviso, il comparto sanitario della laboratoristica un comparto strategico nella sfera dei servizi sanitari. Tuttavia va precisato che confcommercio sostiene la autonomia dei singoli laboratori in quanto intravede nel meccanismo delle aggregazioni un disvalore. La Confocommercio Sanitaria Regione Campania ritiene come alternativa la possibilità di un sistema aggregativio tipo “rete-contratto” e in tal senso siamo in attesa della decisione dei giudici al termine dell’iter giuridico in atto. L’autonomia vale per la globalità del comparto sanitario e ovviamente anche per l’indotto. Le ditte fornitrici possono infatti offrire, come offrono, nel settore sanitario a tutti i livelli, una cura ed un’attenzione sia nella logistica sia nell’assistenza tecnica. Tale costanza e assistenza risultano indispensabili per l’efficienza della laboratoristica. Ciò vale anche per gli aspetti umanitari e sociali, in special modo per l’assistenza verso le branche più deboli fino alla prossimità all’utenza data dalla capillarità sul territorio delle strutture che va a beneficio e tutela della fragilità di anziani, disabili, minori e tutti coloro che richiedono particolari attenzioni e cure continuative. Il dipartimento salute della Campania è fermamente convinto dell’importanza ineludibile rappresentata dalle strutture territoriali proprio per far fronte ad un quadro così complesso tale da venire incontro alla necessità di una maggiore e costante prossimità all’utenza. La Rete laboratoristica rientra in uno scacchiere cardine nella capillarità territoriale insieme alle Farmacie. Ma queste ultime non possono rappresentare l’unica alternativa al territorio. Non ci si improvvisa analisti con uno schiocco delle dita o per magia.
D: In Campania i tetti di spesa penalizzano il cittadino? Lei cosa ne pensa in merito?
R: In Italia tutti i sistemi sanitari regionali hanno, più o meno, in linea generale, le stesse problematiche. Ha ragione il Governatore della Campania quando asserisce che molte difficoltà provengono da oltre un decennio di commissariamento, ma è altrettanto vero che vi sono state colpe non di poco conto a livello regionale, in particolare nella gestione economico-finanziaria pubblica negli anni pregressi e non certo per colpa delle strutture private. Inoltre, vorrei sottolineare che, contrariamente a quanto riportato da alcuni articoli di stampa, la rete laboratoristica campana non è il problema ma una risorsa. Centinaia di strutture rappresentano indubbiamente una delle eccellenze per professionalità ed anche umanità in grado di supportare una notevole pressione data da una richiesta sempre più specialistica e nel contempo in grado di ammortizzare i tempi grazie alla celerità della risposta ai quesiti diagnostici. Un banco di prova importantissimo è stato dato dalla recente fase pandemica dove le strutture private accreditate hanno dimostrato di essere in grado di svolgere il proprio lavoro egregiamente, in ausilio alle strutture pubbliche già messe a dura prova; e tutto ciò è avvenuto proprio grazie alla capillarità territoriale delle strutture di cui i laboratori di analisi hanno rappresentano una evidenza più che soddisfacente. Per cui è possibile dire che tutte le strutture sanitarie accreditate, compresi i laboratori di analisi, hanno dato prova di ammortizzare in modo egregio una emergenza sanitaria storica. Oggi chi non vuole riconoscere questo sforzo comune e relegarlo ad un solo comparto, è intellettualmente disonesto. Non si può togliere ad un Settore per avvantaggiarne un altro.
D: Le liste di attesa sono un ostacolo a questa fruizione verso i laboratori accreditati? come mai ultimamente osserviamo file fuori ai laboratori privati accreditati?
R: Le liste di attesa non dipendono dalla volontà dei laboratori di creare disagi ne dalla loro incapacità di smaltire la notevole richiesta dell’utenza, ma esclusivamente sono ‘intrappolate’ dall’ottemperanza alle nuove norme. Infatti, inevitabilmente, le liste di attesa prodotte dalle nuove normative a partire dal 2022 vedono assegnare ad ogni struttura accreditata un budget annuale suddiviso però in dodicesimi (ossia mensili). Per cui se da una parte spalma sui dodici mesi il budget che prima copriva solo una parte dell’anno, oggi si esaurisce già in genere a metà del mese. La mancata copertura della restante mensilità porta ad uno slittamento delle prenotazioni di fatto ai primi giorni del mese successivo, da qui le file nei primi giorni del mese. Questa situazione ha portato al paradosso che per una metà del mese i laboratori lavorano in ‘overwork’ e per l’altra metà si resta ai livelli minimi di
gestione….direi quasi di sopravvivenza, arrivando in alcuni casi ad incrociare addirittura le
braccia in attesa che arrivi il mese successivo.
D: Da cosa deriva questo contingentamento del budget?
R: Le cause sono varie. Roma negli anni passati avrebbe dovuto accreditare alla Regione Campania annualmente centinaia di milioni di euro (circa 300). Tali fondi sono stati ‘sbloccati’ tuttavia solo recentemente. Va detto poi che il commissariamento della Regione Campania per quasi un decennio non ha aiutato per molteplici aspetti. Ora ne paghiamo le conseguenze. Ciò che ci rende perplessi è il disequilibrio che la Regione e il Governo adottano nei confronti delle strutture sanitarie. Da una parte nei confronti dei laboratori si operano tagli lineari, dall’altra gli stessi soldi vengono “investiti” per sperimentare se lefarmacie possono diventare punti prelievo; dimenticando che la spesa è unica e il frazionamento non aiuta nessuno. Questo contingentamento del budget ai laboratori fa credere erroneamente che le file davanti ai laboratori siano dovuti ad una mancata capacità delle strutture di medicina di laboratorio di soddisfare la richiesta quando non è così. Inoltre la Regione spinge investendo verso la Case Comunità dimenticando che in Lombardia dove già sono presenti da anni hanno dimostrato (basta leggere i giornali) il totale fallimento di queste scelte.
D: Gemmato ritiene anacronistica la Legge 405/2001 e spinge verso un potenziamento delle farmacie nell’assistenza territoriale. Cosa ne pensa?
R: In parte ho gia risposto prima, ma posso aggiungere che ho letto molte reazioni di egregi colleghi e di alcune Associazioni di Categoria a queste affermazioni del Sottosegretario alla salute Marcello Gemmato, specialmente a seguito delle dichiarazioni riportate nell’intervista del 5 luglio sulle pagine de “Il sole 24 ore”. Secondo il CIMEST (Coordinamento specialistica ambulatoriale di Territorio) trasformare i farmacisti in medici specialisti è una follia!!!! Personalmente sono d’accordo con il CIMEST. Inoltre anche l’ex Presidente della FONB ha espresso molte riserve soprattutto in relazione alle effettive competenze dei farmacisti. Io credo che ognuno debba fare il proprio mestiere. Ogni Professionista ha un suo Curriculum che parte da lontano ed è stato maturato sul campo nel corso degli anni con aggiornamenti costanti accumulando un’esperienza non facilmente trasmissibile nell’immediato. D’altra parte i laboratori già esistono da decenni dimostrando specifiche competenze. Personalmente non credo nelle professioni ibride nel mondo della sanità, pensare di poter fare tutto, offrendo di tutto di più, non sempre è un segno di affidabilità e di serietà. La prossimità al cittadino deve restare efficiente, professionale e di qualità senza però commistioni. La Sanità non può e non deve diventare un ipermercato. Forse vi sono degli interessi più che necessità reali nello spingere verso le farmacie stile ipermercato. Ciò è un qualcosa di insensato. Pertanto sono dell’avviso di fare molta attenzione a questa nuova tendenza ossia avere un approccio semplicistico o campanilistico e, in ogni caso, molto lontano dalla realtà. Io sono un Analista e professo nel mio campo da oltre 30 anni e non mi accingerei mai a produrre o vendere farmaci cosmetici o quant’altro. Così come in qualità di paziente non mi farei consigliare da un Cardiologo, per quanto bravo, su un ipotetico problema di tipo ortopedico. La verità è che noi oggi abbiamo una carenza di Medici drammatica dovuta ad un irrazionale numero chiuso di posti a Medicina che parte da lontano, fin dagli anni 90. E’ di tutta evidenza lo squilibrio del turn-over evidenziato in questi decenni con uno squilibrio tra Medici che vanno in pensione e neolaureati. Non è concepibile non prevedere un adeguato ricambio generazionale del personale sanitario.
D: Quali sono i punti su cui vi battete?
R: I punti sono vari. Dal superamento della soglia delle 200.000 prestazioni per i laboratori suggerito dalla Conferenza Stato Regioni nel 2011 ed ormai obsoleta e provatamente fallimentare. Quando leggo di protocolli con Federfarma da parte dell’Ordine dei Biologi limitando il problema (esistente) alla sola pecularietà di competenza, dico che il problema non è solo quello ma va visto in chiave più ampia. Infatti il tema va anche oltre le competenze sacrosante dei Biologi e dei Farmacisti. Va ricordato infatti che i Laboratori di analisi oggi eseguono esami di gran lunga superiori a partire da quelli strutturali oltre che tecnologici e organizzativi. Auspichiamo dunque l’abolizione del limite assurdo delle 200.000 prestazioni annue per il laboratorio; l’autonomia delle strutture; la non commistione tra professioni; il contenimento lobbystico del comparto sanitario arginando la formazione di oligopoli ed un NO netto all’esecuzione da parte delle Farmacie di esami di laboratorio lasciando in essere la legge 405/2001 che a noi appare assolutamente non obsoleta.