“Silence” di Sonia Spinello e Roberto Olzer, omaggio al jazz di ricerca
Con “Silence” (Abeat Records) di Sonia Spinello e Roberto Olzer il canto femminile italiano torna a frequentare il jazz di ricerca e prova a tracciarne una vera e propria via autoctona europea. Il progetto musicale, tra versioni squisitamente strumentali e melodie che si sposano mirabilmente alle corde vocali della talentuosa performer, Sonia Spinello, dà vita ad un raffinato progetto artistico dove classica, jazz e world music si fondono in un sound unico. Già affascinati dai precedenti lavori musicali della compositrice piemontese, come “Donnae, nodi, nidi e doni”, spettacolo teatrale musicale contro la violenza sulle donne e “Noel” (2021), ancor più convincente ci è parso quest’album nel quale abbiamo riscoperto la stessa passione e voglia di proporre con coraggio nuove ed interessantissime sonorità che è impronta distintiva della produzione musicale di Sonia Spinello. Da non dimenticare poi il talento di musicisti del calibro di Eloisa Manera e Daniela Savoldi con l’altrettanto prestigiosa partecipazione di Massimo Valentini ed Andrea Zaninetti, che hanno reso l’album un prodotto molto raffinato. Dodici tracce che affiorano tra la virtuosa sperimentazione e l’estasi compositiva: Intro, Silence, Attimi, Break up, Softly, Mare, Consequences, Heimweh, Ascoltare, Rain, Tell me, Silenzio. Un album nel quale la voce di Sonia Spinello ci conduce magistralmente in quel luogo eletto dove la musica diventa “sublime forma di comunicazione” e le mani del pianista Roberto Olzer danzano leggere sui tasti che evocano secoli di melodie classiche. Vibrano le corde del violino di Eloisa Manera e si espande il suono, come echi lontani e avvolgenti che permeano in profondità. Scivolano con determinazione le dita di Daniela Savoldi lungo il corpo del suo violoncello come fossero carezze. Tutto l’album è composto da “pennellate sonore che dipingono quadri mai uditi prima”, non possiamo che ricorrere a ossimori per dare a voi lettori un’idea di quanto ascoltato, come se “L’orchestra dell’Opéra” (1868) di Edgar Degas fosse uno spartito e non un dipinto, da ascoltare osservandolo.
A cura di Luigi De Rosa
Link utili:
https://www.soniaspinello.com/