Il WWF Italia ha un nuovo presidente, l’imprenditrice Daniela Ducato “architetto di pace”
Roma – Daniela Ducato, cagliaritana, imprenditrice celebre per le sue innovazioni green, è la nuova presidente del WWF Italia. La dott.ssa Daniela Ducato, sposata, due figli, è l’ideatrice e cofondatrice di Edizero – Architecture for Peace, una serie di società di Guspini (Sud Sardegna) che producono 120 biomateriali dal riciclo dei rifiuti. È partita dalla lana di pecora di scarto trasformata in isolante termico per l’edilizia e spugna per le bonifiche in mare, poi è passata a riciclare sughero, canapa, vinacce, bucce di pomodoro, calce per farne isolanti, colle, vernici, intonaci, tutti prodotti ecologici e sostenibili. Numerosi i riconoscimenti internazionali, citiamo tra tutti: miglior innovatrice green d’Europa nel settore eco-friendly, miglior innovatrice italiana per la rivista americana Fortune. Dal 2022 è presidente della Fondazione Territorio Italia. La prima a complimentarsi con l’imprenditrice sarda è stata la presidentessa uscente, Donatella Bianchi, giornalista e conduttrice televisiva, che per otto anni è stata alla guida dell’organizzazione ambientalista. Daniela Ducato ha ricordato ai colleghi dell’ANSA che tra gli incontri fondamentali per la sua formazione le piace ricordare quello con lo scrittore Giampaolo Pansa “per il suo modo unico di esaltare i più piccoli dettagli del paesaggio e restituire loro valore” e con sua moglie Adele Grisendi, ideatrice di Tempomat, l’osservatorio delle banche del tempo. E ancora il presidente di Coldiretti Giovani in Sardegna, Giovanni Frediano Mura, per “la sua capacità di farci ritrovare anche le piante emarginate per trasformarle in oli essenziali e molto altro”. Un pensiero a Viviana Sirigu, ideatrice del pane Kentos e delle farine selvatiche, nota per aver convertito terreni abbandonati in coltivazioni di grano Cappelli bio. Infine la neo presidente ha ricordato l’amore paterno per l’ambiente e i propri figli, Jacopo e Leonardo, “che sin da piccoli con le loro architetture bambine, come le barchette che navigavano dentro pozzanghere di fango, mi hanno ‘aiutata’ allo stupore. A queste persone e a tante altre devo il mio desiderio di trasformare ciò che normalmente si
disprezza in accoglienza. E da qui nasce l’architettura di pace, perché il primo ettaro da coltivare è quello dentro di noi, da qui inizia il rispetto per tutti gli altri paesaggi dell’anima. La mortificazione e la sopraffazione sugli altri sono le stesse che infliggiamo all’ambiente. Ecco perché il primo passo per amare l’ambiente è amare il nostro prossimo”.
A cura di Luigi De Rosa
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