Vico Equense, intervista alla cantante Ilaria Pilar Patassini
Vico Equense (NA) All’interno della chiesa della Santissima Annunziata, sabato 23 aprile, si è tenuto il concerto “SOLODUO” della cantautrice Ilaria Pilar Patassini e del pianista jazz Roberto Tarenzi, il duo ha proposto ad un pubblico attento e numeroso un repertorio di canzoni all’insegna del crossover e di raffinati sconfinamenti jazz. Se durante il concerto l’interpretazione di Pilar del brano “Notte che se ne va” di Pino Daniele commuove, quella di Eu não existo sem você di Tom Jobim incanta, la perfomer romana replica queste emozioni quando ci propone le sue ‘Il Suono che fa l’Universo’ e A metà, tratte dal suo ultimo album “Luna in Ariete”, che è un vero inno alla vita e alla gravidanza, mi viene quindi spontaneo citare Paolo Conte e sottolineare come questa sia “la vera musica, che sa far ridere e all’improvviso ti aiuta a piangere…”. Ma il concerto di Pilar e Tarenzi ha registrato un preambolo non meno suggestivo, il concerto infatti era dedicato alla memoria di Eugenio Coppola, partigiano della VI Divisione Alpina di Asti, combattente ed eroe che dal Comune di Vico
Equense meriterebbe di essere ricordato, come a suo tempo fece l’ex Presidente della Repubblica Sandro Pertini, che in un colloquio fortuito con il nipote, il carabiniere Eugenio Coppola, rammentò ed esaltò pubblicamente la tempra e il valore del nonno partigiano. Questo esaltante episodio è stato ricordato in chiesa da uno dei pronipoti del partigiano, Michele De Simone, con un vibrante e toccante intervento.
La vasta cultura musicale di Ilaria Patassini, gli autori che ama e che spesso propone nelle sue performance, penso a Ivano Fossati, Fabrizio de Andrè o alla poetessa argentina Alfonsina Storni, rivelano l’animo da lottatrice e intellettuale impegnata della cantautrice, che ben si sposano con la testimonianza di chi si è speso in passato con animo nobile nella lotta partigiana come Eugenio Coppola. Incontro Pilar a fine concerto, occasione per una chiacchierata su progetti passati e futuri.
– Ho avuto il piacere di ascoltarti la prima volta a Piano di Sorrento, presentavi con uno straordinario Federico Ferrandina il tuo secondo album “Sartoria italiana fuori catalogo”, tredici tracce bellissime, che cantate in un tipico agrumeto sorrentino, esaltavano performance e location. Ricordo “Innestami”, “Passi”, “Per tutto l’inverno” ma anche “Cherchez La Femme” e “Geni e Alligatori”, brani meno intensi ma più gioiosi e con una notevole vena satirica. Cosa è accaduto dopo?
Pilar – Beh tra quell’album e l’ultimo c’è di mezzo il mare, in tutti i sensi. Ho lavorato al secondo album, “L’Amore è dove vivo” che ho pubblicato nel 2015, un album registrato a Napoli, che mi ha dato nuova occasione di misurarmi con grandi autori, stasera di quell’album ho interpretato “Di pugno tuo”. Da allora la mia vita artistica, che per indole e curiosità non segue tappe ben precise, ha subito stop e ripartenze, fatto i conti con una nuova terra la Sardegna e una nuova città Alghero, che sono entrate prepotentemente nella mia vita e cosa più importante ho avuto un figlio che ho voluto seguire procrastinando l’uscita del nuovo album di qualche anno, sto parlando di “Luna in Ariete” (2019) che è un album al quale sono molto legata perché è totalmente mio: parole, musica e produzione con l’aiuto prezioso del mio produttore artistico Federico Ferrandina.
– A proposito di Federico Ferrandina, questa sera eri accompagnata da un pianista, il talentuoso Roberto Tarenzi, ma quale dei due strumenti preferisci?
Pilar- Storicamente la chitarra. Ho imparato a cantare con la chitarra, perché mio padre, che non è musicista, da bambina mi insegnò a cantare con questo tipo di accompagnamento. Ricordo che mettevo l’orecchio sulla cassa armonica, toccavo le corde, ne avvertivo la magia. Questo tipo di formazione ha influito molto sul mio modo di cantare. Anche quando scrivo i testi mi aiuto con la chitarra, spesso è Federico a fornirmi delle opzioni di armonie più complesse e poi decidiamo insieme.
– Nel tuo curriculum ci sono anche esperienze teatrali, ti piacerebbe proporti di nuovo come attrice?
Pilar – In realtà ho partecipato a spettacoli come cantattrice, dove la parte attoriale era molto risicata. Ti confesso però che mi piacerebbe moltissimo e ancora oggi quando considero quest’opzione, mi chiedo perché non abbia fatto l’attrice.
– Scorrendo il tuo curriculum mi ha colpito subito la tua partecipazione a “Dignità Autonome di Prostituzione”, ne avevo parlato con un’attrice che credo tu conosca Adel Tirant, durante un precedente concerto, per te cosa ha rappresentato quell’esperienza?
Pilar – Ho un ricordo bellissimo, sia di Adel Tirant, sia di quell’esperienza fatta a Napoli che mi impegnò per due anni. Ho avuto anche un ottimo rapporto professionale con l’autore Luciano Melchionna. Fu una bella esperienza, anche formativa, rammento che Luciano mi affidò fin dall’inizio un monologo drammatico di quattro pagine, quando invece mi sarei aspettata tutt’altro. Ma fu proprio in quell’occasione che capii che avrei potuto fare l’attrice perché quel ruolo mi conquistò totalmente. Sentivo, quando lo interpretavo, le stesse cose fisiche che avverto quando canto, anche la stessa tensione e contatto che si crea con il pubblico. Se penso a quel periodo mi convinco sempre di più che avrei potuto optare per l’Accademia d’Arte Drammatica e dedicarmi a quella carriera. Per ironia della sorte, pensa, che ancora oggi, quando mi fermano al supermercato spesso mi chiedono, ma lei non è quell’attrice che… (A questo punto Ilaria mette in scena una gag di quelle che mi ricordano le migliori performance di Simona Marchini, esilarante N.d.A.).
– Mettiamo che Tancredi tra qualche anno ti dica, mamma voglio fare il cantante.
Pilar – Lo licenzio come figlio. Ma a lui piace andare sul trattore, credo mi diventerà agricoltore che è un’ottima speranza per me e per l’umanità. Guidatore di trattore impegnato nelle vendemmie. (Ridiamo N.d.A.)
– Tornando alla Sardegna, visto che mi raccontavi che con l’arrivo di tuo figlio hai preso a vivere da pendolate tra il continente e l’isola; hai provato a raccontarla questa terra, che mi sembra ti abbia totalmente conquistato, nelle tue canzoni?
Pilar – È una domanda che trovo molto interessante perché so che succederà, in parte “Luna in Ariete” è il risultato del mio star lì, e aggiungo che io vivo ad Alghero, che mi sento di dire, rappresenti essa stessa una particolarità nella unicità e originalità che rappresenta la Sardegna rispetto ad altre parti di questo Paese. La Sardegna la devi conquistare ma nel momento in cui ti ama lo fa in modo sincero e indissolubile. In quella terra ho stretto amicizie che hanno queste caratteristiche, i sardi sono così.
– Infine, mi piacerebbe mi rivelassi qualche anteprima dei tuoi progetti artistici futuri.
Pilar – Quest’anno ho in programma molti progetti come interprete, ti posso anticipare quello che uscirà a giugno per un’etichetta, la Visage Music, incentrata sulla World music Musica popolare italiana, un progetto che nasce con la collaborazione di Daniele di Buonaventura compositore-arrangiatore, pianista-bandoneonista e il suo storico gruppo, Band’Union. Sarà un viaggio in dieci regioni italiane grazie alla rielaborazione di canzoni classiche, antiche, ci sarà in questo che sarà il Volume n.1, anche la Campania, e posso aggiungere che in parte la passione per questo nuovo progetto è figlia dell’esperienza avuta con i Sinenomine e “Spartenza”, melodie dalle quali traspare una perfetta simbiosi con i luoghi che le ispirano.
Grazie a Ilaria Pilar Patassini e all’amico e organizzatore dell’evento Beniamino Cuomo
di Luigi De Rosa