La strage di ciclisti non si ferma neanche in lockdown
Alcuni giorni fa vi annunciavo le candidature per l’Italian Green Road Award 2021, VI edizione dell’Oscar italiano del cicloturismo, che è assegnato alle “vie verdi” di quelle regioni italiane che hanno saputo valorizzare i percorsi ciclabili completandoli con servizi idonei allo sviluppo di questo tipo di turismo “slow”, esaltando anche il momento d’oro per la bicicletta in Italia, sia in termini di vendite (2.010.000 bici vendute nel 2020, + 17% vs il 2019, dati Ancma), sia per l’andamento in crescita del cicloturismo (5 milioni sono gli italiani ad aver preferito la bicicletta l’anno scorso per le loro vacanze, con una spesa di circa 4 miliardi di Euro sui 23 totali, Rapporto sul Cicloturismo Isnart-Unioncamere e Legambiente).
Oggi alla gioia per la crescita del comparto cicloturistico fa da contraltare il tragico dato statistico delle stragi di ciclisti sulle strade italiane. Nei primi tre mesi del 2021 ne sono morti 44, uno ogni due giorni, mai cosi tanti negli ultimi anni e nonostante le limitazioni agli spostamenti imposte dal Covid. Ad aggiornare i dati è lo speciale “Osservatorio ciclisti” dell’Associazione sostenitori e amici polizia stradale. Dopo i 14 decessi di gennaio e i 17 di febbraio, dal 1° al 31 marzo sono rimasti vittime di incidenti 13 ciclisti, 11 uomini e 2 donne, 11 italiani e 2 stranieri. Nei primi tre mesi del 2019 erano morti 37 ciclisti (in totale in quell’anno ci furono 253 morti tra gli utenti delle due ruote), 33 nei primi tre mesi del 2018 (totale dell’anno 219); mancano i dati del 2020 al momento non ancora comunicati da parte di ACI-Istat.
“L’emergenza Covid e l’introduzione delle limitazioni alla mobilità – premette Giordano Biserni, presidente dell’Asaps – non hanno avuto particolare effetti sui ciclisti, e anche per questa utenza debole permangono gravissimi comportamenti come quello della pirateria stradale”. Da inizio anno sono ben 6 gli episodi con fuga degli autori del sinistro e con le vittime lasciate sul posto: ogni sette sinistri mortali con il coinvolgimento di ciclisti, l’autore fugge almeno in un caso. “Un ciclista morto ogni due giorni, con le restrizioni alla mobilità è un dato molto preoccupante – sottolinea Biserni – un aumento del 19% rispetto al 2019, ultimo anno di vera libertà di movimento, deve far scattare un campanello d’allarme a livello generale. Che cosa accadrà nei mesi estivi, quando (si spera) saremo più liberi di circolare? Le norme che dovrebbero tutelare maggiormente i ciclisti ci sono, ma, forse è proprio la cultura di ogni utente della strada (automobilista e ciclista) che deve cambiare prima che si sia troppo tardi”.