Lavoro, l’Inail non risarcirà chi ha rifiutato di vaccinarsi
Roma – Fino a gennaio i casi di contagio da nuovo coronavirus (infezione da Sars – CoV -2) sul posto di lavoro denunciati all’Inail sono stati 147mila, il 5% del totale mentre le morti denunciate per covid-19 contratto sul posto di lavoro 461, per questi casi se la denuncia si dimostrerà fondata sono previsti indennizzi per infortunio sul lavoro, che nel caso dei lavoratori deceduti saranno elargiti agli eredi. Dunque non è questione di poco conto quella sollevata dall’ospedale San Martino di Genova dove quindici infermieri, che si erano rifiutati di fare il vaccino, ora sono positivi al Covid. Che fare? Il direttore generale della struttura, Salvatore Giuffrida, si è rivolto all’Inail, l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. Chiedendo se i 15 infermieri del caso preso in esame “devono essere considerati in malattia o dovranno essere considerati inidonei alla loro attività professionale”. L’istruttoria dell’Inail sul parere è chiaramente ancora agli inizi ma farà certamente scuola. Su un punto però l’orientamento sembra già consolidato. E cioè che nel caso degli infermieri genovesi il contagio non può essere considerato infortunio sul lavoro. Sembra un aspetto tecnico, ma non lo è. Secondo i vertici di Piazzale Pastore chi decide di non vaccinarsi ma svolge una mansione a rischio pare logico che poi non possa pretendere l’indennizzo per infortunio sul lavoro, e aggiungono che la soluzione migliore sarebbe che per alcune categorie fosse previsto per legge l’obbligo di vaccinarsi.