Contro la siccità e la fame nel Mondo, la Cina propone il riso coltivato nell’acqua salata
Si tratta di una rivoluzione copernicana almeno nell’ambito della risicoltura quello che sta proponendo la Cina dove uno scienziato, Yuan Longping (nella foto), è riuscito a coltivare il riso non in risaie tradizionali, con acqua dolce dunque, ma su una spiaggia salata sulla costa del Mar Giallo. La specie di riso rosso selvatico capace di prosperare in ambiente alcalino, è stata rinvenuta vicino ad una foresta di mangrovie, e dopo decenni di selezione delle caratteristiche incroci e screening genetico si è riusciti a raggiungere l’obiettivo della crescita esponenziale. Solo nel mese di settembre, grazie a questo riso biotecnologico, si è riusciti a produrre 4,5 tonnellate di chicchi per ettaro che è una quantità raffrontabile a quella del riso comune. Tecnicamente per produrlo si mescola acqua dolce per portare il contenuto di sale a 6 grammi per litro, quindi il riso d’ acqua di mare non è rigato da acqua di mare pura. Per il momento il riso “Yuan Mi”, questo il nome commerciale, è caro, in Cina infatti costa 50 yuan 8 volte il riso comune e viene venduto in confezioni da 1, 2, 5, e 10 kg, i produttori però garantiscono che i chicchi di riso “Yuan Mi” hanno una consistenza ed un sapore unici e gradevoli. Inoltre il sale è un disinfettante che può ridurre o interrompere la trasmissione di alcune malattie causate dai batteri. Ciò può ridurre l’uso di pesticidi ed il rischio di esposizione a sostanze chimiche nocive per l’uomo. Infine con il riso coltivato in acqua salata potrebbe essere combattuta più efficacemente la fame nel Mondo, visto che i Paesi poveri che hanno a disposizione molte coste, potrebbero cominciare a produrne il necessario da soli senza più importarne.