Concessioni Balneari, l’UE ai ferri corti con l’Italia: seconda infrazione e multa
La Commissione europea ha inviato oggi, 4 dicembre, all’Italia una lettera di messa in mora relativa al rinnovo automatico delle concessioni balneari. Ad attestarlo è un comunicato stampa della stessa Ue. Il nostro paese ora ha due mesi di tempo per rispondere , dopodiché Bruxelles potrà passare alla seconda tappa della procedura d’infrazione, inviando un parere motivato ed eventualmente comminando all’Italia una sanzione pecuniaria. Nella lettera di messa in mora, l’Ue chiede all’Italia di garantire trasparenza e parità di trattamento nell’assegnazione delle concessioni demaniali marittime. Nello specifico, Bruxelles ritiene che la normativa italiana in materia sia incompatibile con il diritto dell’Unione europea e crei incertezza giuridica per i servizi turistici balneari, scoraggi gli investimenti in un settore fondamentale per l’economia italiana già duramente colpito dalla pandemia, causando nel contempo una perdita di reddito potenzialmente significativa per le autorità locali italiane. La norma italiana a cui la Commissione fa riferimento è la 145/2018, che ha disposto l’estensione delle concessioni balneari fino al 31 dicembre 2033. Tale legge, secondo Bruxelles, è in contrasto con la direttiva 2006/123/CE, la cosiddetta direttiva “Bolkestein” sulla liberalizzazione dei servizi, nonché con la sentenza della Corte di giustizia europea “Promoimpresa” del 14 luglio 2016, che aveva dichiarato illegittime le proroghe automatiche e generalizzate sulle concessioni balneari. La sentenza “Promoimpresa” riguardava la proroga al 2020 disposta dal governo Monti, ma in seguito, nel 2018 il primo governo Conte aveva stabilito una nuova estensione fino al 2033, giustificandola non come una proroga automatica bensì come un “periodo transitorio” necessario ad attuare una riforma organica del settore. Tuttavia il primo governo Conte è caduto e l’attuale esecutivo Pd- M5s non ha mai portato a compimento il lavoro. Di qui la decisione della Commissione europea di comminare la seconda procedura di infrazione all’Italia. L’Unione europea sostiene che gli Stati membri sono tenuti a garantire che le autorizzazioni, il cui numero è limitato per via della scarsità delle risorse naturali (per esempio le spiagge), siano rilasciate per un periodo limitato e mediante una procedura di selezione aperta, pubblica e basata su criteri non discriminatori, trasparenti e oggettivi. L’obiettivo è fornire a tutti i prestatori di servizi interessati, attuali e futuri, la possibilità di competere per l’accesso a tali risorse limitate, di promuovere l’innovazione e la concorrenza leale e offrire vantaggi ai consumatori e alle imprese, proteggendo nel contempo i cittadini dal rischio di monopolizzazione di tali risorse. L’Italia non ha attuato la sentenza della Corte di giustizia europea. Il nostro Paese aveva già subìto una procedura di infrazione europea sulle concessioni balneari nel 2009, quando era in vigore il regime di “rinnovo automatico” ogni sei anni al medesimo soggetto. Nel 2010 il rinnovo automatico fu abrogato dall’ultimo governo Berlusconi, portando la Commissione Ue a chiudere la procedura di infrazione, e da allora l’Italia è andata avanti con diverse proroghe (prima al 2015, poi al 2020 e infine al 2033), ma senza mai attuare la necessaria riforma complessiva sul demanio marittimo, che possa conciliare il diritto europeo con le aspettative degli attuali concessionari e con le esigenze di un comparto turistico unico al mondo. Con la nuova lettera di messa in mora, il governo Conte bis non potrà più permettersi ritardi nell’approvazione della necessaria riforma.
di Luigi De Rosa