Il soccorso, la nuova mangiatoia italiana?
Esistono lavori in cui la professionalità non basta, servono soprattutto una motivazione profonda e una disponibilità totale. In questi giorni di pandemia abbiamo scoperto con soddisfazione che molti sono gli operatori del settore che hanno messo a disposizione la loro professionalità e in alcuni casi hanno dato anche la vita per combattere il coronavirus.
E’ in nome del loro nobile esempio che chiediamo agli organi di controllo che non ci sia spazio per i furbi in questo momento difficilissimo per tutti i cittadini italiani. Far parte dell’equipaggio di un’ambulanza è sempre stata un’attività per volontari, animati dallo spirito degli angeli custodi.
Ogni chiamata al 118 è questione di vita o di morte, una corsa che in pochissimi minuti decide il destino di una persona. Il paziente è nelle mani dell’abilità del guidatore a destreggiarsi nel traffico, della capacità del personale nel massaggio cardiaco e nella rianimazione.
Adesso invece anche il soccorso d’emergenza sta diventando un ricco business: in Italia si spendono miliardi di euro per garantire gli interventi. Oggi si punta al profitto, la torta durante la pandemia ha attratto interessi spregiudicati e lottizzazioni politiche, un serbatoio di soldi facili e posti assicurati. Il ministero della Salute ha ceduto i controlli alle Regioni, che preferiscono affidarsi ai privati.
Dalla Lombardia alla Calabria, dal Lazio alla Sicilia è scattato l’assalto all’ambulanza. Ovunque sono segnalati rincari ingiustificati, il soccorso non deve essere l’ennesima “mangiatoia” all’italiana ma un sacrosanto diritto per tutti i cittadini e deve essere garantito a tutte le fasce sociali.
Luigi De Rosa