Housing Sociale a Sant’Agnello, il Riesame conferma il sequestro dell’immobile: 53 famiglie nel limbo!

Housing Sant'Agnello

Housing Sant’Agnello

Il Tribunale del Riesame ha respinto il ricorso dei quattro indagati per la vicenda Housing Sociale a Sant’Agnello per cui i 53 appartamenti pronti per la consegna agli assegnatari restano sotto sequestro giudiziario in attesa di conoscere le motivazioni con cui il Tribunale ha confermato il sequestro, posto in essere dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, alla vigilia della cerimonia ufficiale di consegna degli immobili. Le 53 famiglie che stanno vivendo l’incubo di una vicenda che sembra complicarsi ogni giorno di più alla luce dell’inchiesta tutt’ora in corso devono continuare ad accantonare il sogno sul quale hanno investito i risparmi di una vita con l’aggravante che alcuni di essi hanno anche rinunciato alle case dove abitavano una volta che l’assegnazione era praticamente cosa fatta!

Invece così non è stato e il progetto ideato dall’ing. Antonio Elefante e attuato dalle società coinvolte sulla base delle autorizzazioni rilasciate dal Comune di Sant’Agnello rischia di sciogliersi come neve al sole. Intanto emergono altri dettagli sull’operazione edilizia (su cui pende anche l’ipotesi di lottizzazione abusiva) che coinvolge anche un nome eccellente, il centravanti della Sampdoria Fabio Quaglierella (non indagato) che ha investito nel business per il suo legame con Elefante. Quello che sta emergendo in modo inequivocabile è l’esistenza di un vero e proprio sistema che, in violazione delle leggi urbanistiche, puntava a realizzare, o ha realizzato come nel caso di Sant’Agnello, quelle che possono considerarsi a tutti gli effetti delle speculazioni edilizie in quanto prive di legittimità amministrativa. Così è stato statuito per analoghe vicende a Castellammare di Stabia e a Sorrento dove l’ideatore del programma edilizio è sempre l’ing. Elefante, con la sola differenza che, a causa delle denunce presentate, gli interventi sono rimasti sulla carta e non, come è avvenuto a Sant’Agnello, sono stati realizzati con il pagamento degli immobili da parte degli acquirenti quasi per l’intera cifra convenuta con il venditore! La vicenda ha dei risvolti anche politici in quanto l’Amministrazione retta dal sindaco Piergiorgio Sagristani si era rivolta all’avv. Ferdinando Pinto per ottenere un parere sulla legittimità urbanistica del progetto fondato sulla prevalenza del “Piano-Casa” varato dalla Regione Campania rispetto al PUT, ovvero la legge regionale e quella paesaggistica nazionale. Tutte le sentenze finora pronunciate hanno riaffermato la subalternità della “piano-casa” alle norme paesaggistiche nazionali per cui l’intervento che potevasi realizzare a Sant’Agnello era quello di edilizia pubblica con il Comune nelle vesti di attore e non già il privato con un piano di edilizia residenziale. housing-socialeE su questo aspetto si gioca il futuro del complesso edilizio sequestrato che potrebbe essere “degradato” al livello di edilizia popolare aprendo la strada a una nuova riassegnazione con criteri reddituali sicuramente differenti rispetto a quelli adottati per l’assegnazione degli immobili acquistati dagli attuali 53 nuclei familiari. Sarà decisiva quindi  la motivazione del Riesame potendosi comunque presentare ulteriore ricorso in Cassazione. Nel 2016 fu Italia Nostra a denunciare l’irregolarità dell’operazione evidenziando quelle che poi sono state le contestazioni mosse all’opera da parte della Procura. Se allora si fosse preso in considerazione con maggior attenzione il problema forse non si sarebbe giunti allo stato attuale. ARTICOLO CORRIERE DEL MEZZOGIORNO

Pubblichiamo l’articolo a firma di Dario Sautto apparso sul quotidiano “Il Mattino” che è il più esaustivo sulla vicenda richiamando anche due circostanze sinora sconosciute: la presenza tra gli assegnatari di esponenti delle forze dell’ordine, in particolare Carabinieri, e il subappalto che la società costruttrice ha fatto in favore di un’altra società edilizia di Castellammare di Stabia. Insomma si conferma l’esistenza di un unico filone che legherebbe questi interventi con la maxi inchiesta sulla riconversione dell’area ex-Cirio a Castellammare di Stabia dove sono coinvolti anche esponenti della camorra.

housing-sociale-protestaIl Mattino 20 06 2020

Housing sociale, resta il sequestro Acquirenti beffati
LA SENTENZA

Dario Sautto
Il complesso immobiliare di housing sociale di via Monsignor Bonaventura Gargiulo resta sotto sequestro. La speranza nutrita dalle 53 famiglie acquirenti degli appartamenti di ultima generazione e quasi ultimati a Sant’Agnello si spegne al tribunale del Riesame di Napoli. I giudici della libertà, infatti, sono giunti alle stesse conclusioni della Procura di Torre Annunziata e del gip oplontino e hanno rigettato o ritenuto inammissibili le istanze dei quattro indagati accusati, al momento, di aver realizzato un mini quartiere di edilizia sociale con permessi che violerebbero il piano urbanistico territoriale della Penisola Sorrentina.
ASSENZA DI PERMESSI
A metà febbraio, con decreto di sequestro preventivo d’urgenza, erano stati posti i sigilli al complesso di edilizia privata progettato dall’ingegner Antonio Elefante, iscritto nel registro degli indagati insieme a Massimiliano Zurlo, commercialista e amministratore della srl «SHS» (sigla che sta per Sant’Agnello Housing Sociale), e ai due AD che si sono succeduti alla guida della società New Electra, l’avvocato Danilo Esposito e Francesco Gargiulo. L’ipotesi della Procura di Torre Annunziata, oggi guidata dal procuratore Nunzio Fragliasso e dall’aggiunto Pierpaolo Filippelli con l’inchiesta affidata al sostituto Andreana Ambrosino, prevede i reati di costruzione in assenza di permesso a costruire e opere eseguite in assenza di autorizzazione contestate a vario titolo ai quattro indagati.
L’inchiesta è stata aperta grazie alle diverse denunce presentate nel corso degli ultimi due anni da Italia Nostra e dal WWF, che parlavano di un vero e proprio scempio avvenuto nel cuore della Penisola. Lì dove fino al 2018 sorgeva un agrumeto, adesso sono state realizzate quattro palazzine con 53 appartamenti da 76 metri quadrati l’uno, 67 parcheggi interrati, una palestra, una serra didattica e altri locali commerciali. Una convenzione con il Comune di Sant’Agnello, poi, ha previsto «sconti» e un diritto di prelazione per una decina di case destinate ad appartenenti alle forze dell’ordine (tra gli acquirenti figurano per lo più carabinieri) e prezzi agevolati per nuclei familiari con disabili.
INDAGINI IN CORSO
Il tribunale del Riesame ha ritenuto inammissibile l’istanza presentata da Esposito, perché ex amministratore della società che ha subappaltato la realizzazione degli edifici. Si attendono, invece, le motivazioni che hanno portato i giudici a rigettare i ricorsi presentati dai legali degli altri tre indagati. Nel frattempo, la Procura ha nominato come consulente il professor Ciro Oliviero, che aveva già anticipato alcune conclusioni della sua relazione al gip Antonio Fiorentino lo scorso mese di marzo.
L’inchiesta della Procura oplontina è ancora aperta. Dall’esame della corposa documentazione, fatta di autorizzazioni, permessi a costruire, atti di Giunta e consiglio comunale, potrebbero venir fuori ulteriori sorprese, con l’iscrizione nel registro degli indagati anche di funzionari comunali e politici. Ma non solo.
Coinvolto nell’affare ma non iscritto nel registro degli indagati c’è anche lo stabiese Fabio Quagliarella, ex attaccante della Nazionale, con un passato al Napoli e alla Juventus, oggi bomber della Sampdoria, proprietario della «Faviad» (il papà Vittorio è l’amministratore delegato) socia al 50% della SHS. L’altra metà delle quote è controllata dalla Saec, società di progettazione di Elefante. Ma non è tutto: l’esecuzione delle opere edilizie è stata subappaltata alla Soledile, società con sede a Gragnano di proprietà della famiglia Solimene, coinvolta da Elefante nell’affare ex Cirio.

Ex Cirio, guerra delle intercettazioni la Procura ricorre in Cassazione

L’INCHIESTA

Mazzette per i permessi dell’ex area industriale Cirio e corruzione di funzionari dell’Agenzia delle Entrate: la Procura di Torre Annunziata presenta ricorso in Cassazione. Dopo l’annullamento dell’ordinanza da parte del Tribunale del Riesame di Napoli, che ha cancellato le accuse e l’ordine di arresto anche per i parlamentari Luigi Cesaro e Antonio Pentangelo, la Procura guidata dal procuratore Nunzio Fragliasso e dall’aggiunto Pierpaolo Filippelli (che ha coordinato le indagini insieme ai sostituti Andreana Ambrosino e Rosa Annunziata) ha deciso di portare la questione delle intercettazioni dinanzi agli «ermellini».
Lo scorso 15 maggio, la squadra mobile di Napoli e poliziotti del commissariato di Castellammare di Stabia hanno notificato l’ordinanza firmata dal gip Mariaconcetta Criscuolo che prevedeva gli arresti domiciliari anche per i due parlamentari di Forza Italia, che all’epoca dei fatti si sono avvicendati alla presidenza della Provincia di Napoli. Il provvedimento cautelare per Cesaro e Pentangelo, però, doveva passare necessariamente al vaglio delle Giunte per le autorizzazioni di Senato e Camera.
Nel frattempo, i difensori degli altri indagati su tutti l’imprenditore Adolfo Greco, ex uomo di fiducia di Cutolo e oggi «re del latte» ritenuto vicino alla camorra stabiese e ai Casalesi hanno presentato istanza al Riesame, ottenendo l’annullamento dell’ordinanza in virtù della sentenza delle Sezioni Unite che hanno giudicato inutilizzabili le intercettazioni autorizzate per reati diversi da quelli per cui si procede. Stesso passaggio è stato fatto anche da Cesaro e Pentangelo in settimana.
Prima che gli indagati venissero iscritti per corruzione, le intercettazioni erano state autorizzate alla Dda di Napoli per il reato di associazione per delinquere di tipo mafioso. Questione motivata anche dai giudici del Riesame (ottava sezione, collegio F, presidente Purcaro) che hanno sottolineato come «nessuno dei provvedimenti autorizzativi delle intercettazioni, iniziate nel 2013 e prorogate fino al dicembre 2015, risulta emesso per il reato di corruzione». I giudici della libertà, poi, ritengono i reati di corruzione non connessi a quelli che hanno permesso l’autorizzazione, dichiarando dunque inutilizzabili le intercettazioni. Solo togliendo la «voce narrante», cioè le conversazioni telefoniche e ambientali registrate dagli investigatori, cadrebbero tutte le accuse, legate anche ai riscontri delle consegne di mazzette da parte del progettista Antonio Elefante al commissario ad acta Maurizio Biondi nominato da Cesaro e Pentangelo per velocizzare l’iter amministrativo ed arrivare al permesso a costruire all’interno dell’ex area industriale.
Sulla base delle motivazioni del Riesame, il ricorso della Procura di Torre Annunziata proverà probabilmente a riscrivere la questione dell’utilizzabilità delle intercettazioni, spesso ritenuta un «abuso» dalle difese e messa in discussione lo scorso 28 novembre dall’ormai nota sentenza Cavallo.
d.s.

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