Il carciofo bianco di Pertosa, aspettando la sagra.
Il carciofo bianco di Pertosa, siamo nel salernitano, Basso Tanagro, è un prodotto tipico di questa terra, ne disegnava il territorio il secolo scorso tant’è che i contadini ne usavano i filari per determinare i confini degli appezzamenti, e non era raro durante la raccolta, che avveniva a fine maggio, osservare la teoria di asini carichi di carciofi conquistare la strada per i mercati della vicina Lucania, un’immagine pittorica che avremmo potuto rischiare di ammirare solo nei quadri ottocenteschi di Marco De Gregorio se dopo il terremoto del 1980 un gruppo di agricoltori non avesse trovato il modo di continuare a coltivarlo, e nel 2003 il “Consorzio del Carciofo Bianco di Pertosa” non lo avesse valorizzato e promosso sui mercati campani e poi nazionali. Quest’ortaggio nobile, dal sapore dolce e il cuore bianco che si può mangiare anche crudo con un filo d’olio extravergine d’oliva, ha nelle paste, nei ripieni e nelle minestra o “indorato e fritto” la sua giusta collocazione. Nelle cucine i grandi chef, che hanno imparato a conoscerlo, lo valorizzano i mille modi non buttando via niente, acnhe dai gambetti si possono trarre paté deliziosi da proporre ai palati più esigenti come quelli del Salone del Gusto Terra Madre di Torino. Ma per noi come per tutti i salernitani l’appuntamento è a maggio, a Pertosa naturalmente, per la sagra che quest’anno segnarà la XXVI edizione.
di Luigi De Rosa
info: www.carciofobiancodipertosa.it
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