Trieste, due agenti di polizia morti e altri feriti in una sparatoria…
Due agenti di polizia morti, altri feriti a seguito di una sparatoria all’interno della Questura di Trieste. Questi i fatti che vanno ad aggiungersi alle altre morti in servizio di appartenenti alle forze dell’ordine. Anche stavolta il senso di cordoglio è unanime. Politici, sindacati, semplici cittadini, tutti si associano al dolore delle famiglie e dei colleghi esprimendo solidarietà per un lavoro rischioso e mal pagato, promettendo strumenti normativi e logistici, solo nella fantasia, atti ad inertizzare simili episodi, gli avvocati fanno il loro mestiere così come i giornalisti .
I primi hanno già imbastito la linea difensiva facendo leva sul sempre efficace disturbo mentale e i secondi scavano nelle vite sia delle vittime sia dello sparatore. I risultati condizioneranno inevitabilmente l’esito del processo anche se quello mediatico è stato già celebrato e la sentenza emessa.
I fatti accaduti a Trieste, così come a Roma, evidenziano almeno tre punti di conflitto.
Il primo è la salvaguardia degli operatori e a questo si provvede con l’addestramento e le tecniche di intervento.
Il secondo riguarda la sicurezza dei cittadini e il terzo e più importante afferisce al compromesso tra le precedenti esigenze.
Tutti sono stati fermati ad un posto di controllo e tantissimi si sono risentiti quando chi si avvicinava aveva la pistola pronta all’uso o la mitraglietta indirizzata verso il veicolo sul quale si trova.
Tutti si sono recati, almeno una volta, allo stadio o hanno partecipato ad una manifestazione pubblica di qualsiasi genere ed tutti hanno avuto da ridire per essere stati posti a controlli sulla persona e sui bagagli al seguito salvo poi, quando questi non avvengono e accade l’inimmaginabile (Piazza Vittorio a Torino), lamentarsene.
Dove finisce la sicurezza e dove inizia la privacy. ma soprattutto chi deve fare sicurezza e con quali poteri e con quali garanzie?
Ritengo che chiedere sicurezza comporti, inevitabilmente, una contrazione della propria discezionalità e libertà così come sono cosciente che è sport nazionale pretendere rispetto e garanzie e comprensione per se mentre si è forcaioli per gli altri.
Il fatto di cronaca, nella sua drammaticità, propone per l’ennesima volta la contraddizione dell’essere italico ed avrà come risultato solo fumo.
Nel frattempo, in attesa che tutto ritorni alla sua insensata normalità, due ragazzi verrano sepolti e due famiglie si dovranno dar pace e convivere con il dolore e l’insensatezza della morte di una persona cara, i politici sfrutteranno la vicenda a loro favore e nessuno trarrà dai fatti alcuna lezione rimanendo sclerotizzato sulle proprie posizioni: il tutto fino al prossimo posto di controllo, alla prossima manifestazione, al prossimo furto.
di Vincenzo Romano