Italiani…brava gente!
Non bastasse la calura derivante da una torrida estate si sono aggiunti anche gli animi infuocati dei pasdaran di questa o quella parte, di questo o quell’altro partito.
Non sono mai rifuggito da un civile confronto ideale eppure, oggi, provo timore ad esprimere una qualsiasi ,anche se cinica, analisi insicuro se le mie parole sortiscano l’effetto di far sorgere una discussione costruttiva o se, invece, marchino a fuoco la mia coscienza civile, morale e politica.
Mai, in più di trentanni, ho posseduto la tessera di un partito ritenendo riduttivo segregare il pensiero umano all’interno di recinti ideologici stagni e argomentazioni asettiche in cui solo una parte era quella buona e depositaria del ben comune mentre il resto era meno che rumenta.
Non ho mai disdegnato una simpatia di destra intesa come destra sociale che desse sviluppo alla libera imprenditoria privata, grande o piccola che fosse. Non ho mai digerito la partecipazione dello Stato, inteso come finanziatore ed azionista di maggioranza, in imprese, anche decotte, solo per mantenere lo stato occupazionale. Ho il dispregio per un sindacato che ha sempre tutelato gli iscritti meramente da un punto di vista salariale e mai ha presentato proposte allo sviluppo aziendale. Mi vengono le emicranie quando ascolto parole come nazionalizzazione,…aspetto lo stato,….lo stato deve intervenire.
Lo Stato, per me, convinto liberista, dovrebbe essere arbitro e giudice e non attore. Dovrebbe saper sfruttare le occasioni e le idee che vengono dall’esterno. Dovrebbe, come riporta la metafora, insegnare a pescare e non dare il pesce.
In soldoni, lo Stato, come lo intendo io, rimuove gli ostacoli, crea e detta le regole, dota i settori produttivi di beni e servizi degli strumenti per essere competitivi, vigila sulla corretta e totale adesione alle regole disegnate ed emanate, sanziona esemplarmente chi trasgredisce.
Nella canicola estiva la riflessione sull’umanità italica si scioglie come un ghiacciolo ed alla fine rimane solo stecco in legno che viene gettato via con quasi disgusto.
Italiani, brava gente, dicevano gli avversari sconfitti durante il secondo conflitto mondiale e durante il periodo coloniale.
E’ ancora veritiero questo assioma? M’interrogo sul significato di “brava” e cerco di calarlo nella mia storia ed esperienza. Passo in rapida carrellata dal terremoto del Friuli a quello dell’Irpinia, dalla frana di Stava ai più recenti sisma passando da quello dell’Emilia, Marche, Abruzzo, Lazio, Molise per poi approdare alle migrazioni dall’Albania e dall’Africa.
Scorrono le immagini dei ricordi, preferibilmente in bianco e nero per via di un inguaribile romanticismo, e scovo tantissimi episodi di slanci umanitari eccezionali rasenti il miracoloso nell’emergenza ma solo due portati a termine con successo (Friuli ed Emilia).
Italiani brava gente. Possibile non si riesca a dare una definizione a ciò che con tanto slancio è stato abbozzato? Esiste una qualche tara che impedisce uno sviluppo omogeneo che porti, strutturalmente, alla risoluzione del problema o emergenza?
Esiste e si chiama rincorsa al consenso.
Negli anni abbiamo assistito allo svuotamento del potere legislativo del parlamento a favore della decretazione governativa, ma non solo, siamo stati costretti a subirci modifiche ed integrazioni ai decreti stessi, quasi che chi li ha stilati non conosceva l’argomento ed è stato costretto a correggere il tiro, fino a manine misteriose che intervengono, come ladri, a stravolgere il contenuto del documento ed aggiungere parti che con questo non erano nemmeno lontani parenti ideali; e oggi siamo ancora qui a inveire ed additare al pubblico ludibrio chi è diverso da noi.
Italiani brava gente perchè si soccorrono i migranti. Ma poi che fine fanno? Si riesce a organizzare una catena di accoglienza e integrazione? Silenzio assoluto. Ed allora ci si scaglia contro l’uomo nero e l’ONG che l’ha traghettato sui patri lidi nostrani.
Anzicchè interrogarsi sul fallimento dell’azione statale, anzicchè mettere attorno ad un tavolo nazioni, enti, organizzazioni, disegnare incarichi, procedure, strutture si preferisce accusare l’altro di essere scafista o, peggio, contrabbandiere di organi e persone e il trasportato fannullone, sanguisuga, mantenuto.
E’ probabile che la guardia costiera libica fornisca gli scafisti, che le ONG siano con questi accordati, che esistono organizzazioni e privati che si avvantaggiano fraudolentemente della loro manodopera. Può esistere tutto ed il contrario di tutto ma non per questo taciuto o osteggiato come il male assoluto. Basta solo affrontarlo con decisione e chiarezza.
di Vincenzo Romano