Malgrado tutto credo che…l’idologia ci sia ancora!
L’ideologia l’ideologia/malgrado tutto credo ancora che ci sia. Così cantava Giorgio Gaber nel non lontanissimo 1994 (in quell’anno Forza Italia vinceva le elezioni politiche e nasceva il primo governo di centro destra FI, AN, LegaNord) eppure a sentire i leader delle principali forze politiche si autodefiniscono post-ideologici, dichiarando di preferire il “fare” al “fare-a-favore-di una-classe-sociale“.
Davvero viviamo in una società destrutturata e semplificata così come vogliono credere?
Questi novelli statisti si autosmentiscono nelle dichiarazioni e dirette FB in cui chiamano a “stringersi a coorte” i propri sostenitori non attorno ad una idea, di cui pare scarseggino, quanto contro l’altro, diverso da loro.
Il pericolo, negli anni ’70 ,era rosso, inteso come comunisti e URSS, oggi il pericolo è pensare diverso da ciò che il “capo” di turno solamente immagina.
Siamo soli, in un guscio di noce, sballottati dai flutti, eppure pontifichiamo, facciamo proselitismo sui social in nome di un bene superiore e comune, convinti, chissà poi quanto, di esserne i messianici interpreti e divulgatori.
Ma davvero c’è bisogno di urlare al mondo le proprie frustrazioni, usare il turpiloquio come veicolo di propaganda, offendere la parte avversaria e godere se anche uno solo dei suoi tesserati incappa in vicende giudiziarie? Questo è tollerato allo stadio, durante una partita di pallone, e non perchè sia considerato una manifestazione di affetto per i propri colori, quanto una valvola di sfogo.
“Senti che puzza scappano li cani, stanno arrivando i napoletani” “lavali col fuoco. Vesuvio, lavali col fuoco”,”Giulietta è una t….”, “juventino cicciap…. della famiglia Agnelli” e via discorrendo.
L’estate procede con passo sonnacchioso, il campionato di calcio è fermo ed i quasi 60 mln di allenatori temono di restare senza occupazione o argomentazioni, davanti al caffè, la mattina al bar. Allora si cerca un argomento nuovo, d’appeal, da poter sviscerare con lo stesso livore da curva. Cercasi nemico disperatamente.
Questo viene recitato come un inconsapevole mantra interiore più e più volte al giorno e la realtà porge questi su di un piatto d’argento.
Le periferie sono contro i centri urbani ritenuti snob e fuori dalle preoccupazioni, i centri urbani contro le periferie perchè ricettacolo, a loro dire, di ogni male sociale, i bianchi contro i neri rei di rubare il lavoro o di essere mantenuti, i neri contro i bianchi perchè accusati di sfruttamento, i “fascisti” (creatura mitologica) contro i “comunisti” (ce ne sono ancora?) perchè buonisti, i comunisti contro i fascisti perchè razzisti.
Convengo erga omnes che esistono episodi che meritano risposte decise e precise ancorchè puntuali. Ciò che non posso condividere è la generalizzazione che, semplicisticamente, viene invocata.
Ha destato scalpore ed indignazione il cartello apparso in uno stabilimento industriale di Pomigliano d’Arco (paese di origine del titolare del MISE) ma ciò è durato l’arco di un giro del globo terracqueo attorno al proprio asse.
Napoli, vecchia capitale del Regno delle Due Sicilie, ha ospitato le Universiadi con un discreto successo di pubblico, ma ciò non fa notizia.
Tutto deve rimanere quieto, immoto come l’acqua di uno stagno.
Ecco, è questo che a me non sta bene.
La realtà nella quale, volente o nolente, siamo immersi è estremamente complessa e non può, in coscienza, essere ridotta in una semplicistica diarchia.
Riuscire a distinguere caso da caso comporta analisi, capacità informativa, moderazione e ponderazione, ovvero comporta fatica, sforzo anche delusioni.
Chi, oggi, ha il coraggio a mettersi alla prova, ad immergersi nel lavacro dell’umiltà ad ascoltare.
Io stesso sono stato tacciato di razzismo e di inumanità da parte di persone a me molto care quando, nella vicenda della M/V Sea Watch3 mi son permesso solo di mormorare che il comandante dell’unità andava rinviata, a mio parere, a giudizio per tentato procurato naufragio e inottemperanza ad alt di nave da guerra.
Nei miei commenti avevo, volutamente, taciuto sul disquisire delle modalità del salvamento dei naufraghi, ma non è bastato. Apriti cielo. Si è scatenato un conflitto che poco aveva sul caso in questione. Hanno parlato di milioni da rendere all’erario, di scioglimento di partiti politici, di sentimenti d’umanità mandati al macero (termine edulcorato pietatis causa). Morale della favola: mi sono vergognato io per tutti loro poichè non sono stato capace di aprire una discussione ma solo accendere gli animi e le più recondite pulsioni.
L’ideologia l’ideologia/malgrado tutto credo ancora che ci sia. In una realtà complessa, articolata, dove il giusto mezzo è in una innumerevole miriade di grigi posti tra il bianco ed il nero occorre muoversi “cum grano salis”.
Ieri la politica era fatta di incontri, anche clandestini, di compromessi. Oggi, per mancanza evidente di una classe politica pensante e senziente, si parla di “inciucio”,d ove c’era mediazione, si ricorre alla piazza per soddisfare gli appetiti più inimmaginabili, si invoca l’appoggio popolare da aizzare come un segugio contro chi non la pensa come il capo.
Questa semplificazione, oltre a sedare il senso critico ed addormentare le coscienze, è l’apologia non di una ideologia ma di tutte quante lo scibile umano possa partorire e poco importa se lo stato delle cose porterà domani a disconoscere, negare, e affermare il contrario di ciò che è stato dichiarato oggi tanti sono i messaggi che arrivano e tanto corta è la memoria di chi non vuole sforzarsi, e sono tantissimi, delegando ad altri anche il pensiero personale.
di Vincenzo Romano