Elezioni Amministrative, a Meta scarseggia la dialettica politica e non è chiara la situazione del PD

comune-meta1Leggo, spesso ed appena me ne si offre la possibilità, notizie sulle vicende della Penisola Sorrentina ed, in particolare, del mio paese natale: Meta. Le ultime giuntemi e lette in rete mi hanno lasciato pensoso e di  questo voglio mettervene a parte. Da cinque anni a Meta l’Amministrazione ed il governo del paese sono rappresentate dal sindaco Tito. Questi si è, all’indomani della sua elezione, autodefinito “Sindaco del popolo” e già questo mi fa sorgere interrogativi e dubbi non tanto nella scelta del nome ,bensì dal fatto che non è stato il “popolo” a darglielo ma se lo ha autoimposto. Si potrebbe disquisire a lungo sul significato e sugli oneri che derivano da tale nomea ma questo,sempre se ce ne sarà occasione, potrebbe essere argomento di future discussioni.

Ciò che, invece, mi preme notare è che a Meta il sindaco per cinque anni ha goduto in seno al consiglio dell’assenza di una costante opposizione, la quale si è saputa esprimere solo in maniera episodica e solo nella fase di critica destruens (così non va, così è sbagliato).
Non ho elementi di prima mano per approvare o criticare l’operato di questa consiliatura, ma qualcosa non quadra.
Tito nasce e sviluppa la sua carriera politica in seno al PCI, PDS, DS, PD tanto da esserne a tutt’oggi tesserato, eppure il PD locale esprime un candidato diverso da questi per la tornata di maggio. Cosa è successo? Cosa sta accedendo in seno al partito? Qual è la ratio di una simile manovra?
Il sindaco Tito si è forse sfilato dall’ortodossia della direzione locale o forse è depositario di un tale bacino di voti di elettori fidelizzati alla sua persona da pensare di poter fare senza alcuna interlocuzione sia interna che in sala consiliare? Nel primo caso non avrebbe senso il mantenere, anche se formalmente, la tessera di partito. Nel secondo caso, invece, e secondo il mio parere personale la più “pericolosa”, si  palesa come deus ex machina unico, indiscusso ed insostituibile peccando di presunzione e di cupidigia.
Lontani sono i tempi delle discussioni, anche accese, ai tavoli dei bar e tra i banchi del consiglio tra apposte fazioni. Oggi a Metavige il pensiero unico? Esiste una pur remota possibilità di assistere a scambi di opinioni e modi di intendere ed intervenire tali da portare arricchimento ad un Paese che versa in uno stato di coma profondo?
All’esterno pare che tutto vada bene anche perché se la vicenda Tito-PD viene letta come uno scontro personale tra lo stesso ed il segretario Trapani e da qui la scelta di un candidato più allineato a contrastarlo, ci si domanda perché il M5S abbia aperto alla possibilità di avere una propria lista alle prossime comunali?
Se tutto va bene che senso ha proporre alternative? Forse non è tutto oro ciò che luccica. Intanto è partita la campagna acquisti dei canditati e dei cosiddetti grandi elettori mentre latitano, colpevolmente, i programmi e le proposte. Ed anche questa volta “ammo miso ‘a chiesa ncopp’ o’ campanare“.
di Vincenzo Romano
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