Rosario Lopa: “La battaglia delle albicocche vesuviane”

albicocche“L’albicocca vesuviana è un frutto legato alla storia ed all’agricoltura del territorio della provincia di Napoli e di tutta la Campania. Bisogna ribadire con forza e dare battaglia a tutti i livelli per avviare tutte le procedure necessarie per tutelare, promuovere e valorizzare l’Albicocca Vesuviana. Si metta mano, subito, ad un tavolo di concertazione assieme alle istituzioni nazionali competenti, locali ed ai produttori delle falde del Vesuvio”. Così Rosario Lopa, rappresentante della Consulta Nazionale dell’Agricoltura, è intervenuto sull’argomento partecipando alla raccolta delle Albicocche sul Vesuvio.
“Non è il momento delle polemiche – ribadisce Lopa – ma non è nemmeno ammissibile che non ci si adoperi per tutelare un prodotto di eccellenza del Vesuvio, a fronte della quale saranno chiamati a pagare gli imprenditori ed i lavoratori del settore, i consumatori e forse il prestigio stesso dell’agroalimentare campano. L’albicocca è il frutto che contiene le dosi più elevate in assoluto di potassio e carotene. Entrambi i nutrienti sono molto importanti d’estate: assumere buone quantità del primo è molto essenziale per ripristinare quello che si perde con la sudorazione, mentre il carotene è essenziale per favorire un’abbronzatura veloce e duratura. Inoltre l’albicocca è anche ricchissima di vitamina A, oltre alle vitamine B, C e PP e di vari oligoelementi (magnesio, fosforo, ferro, calcio) e questo ne fa un alimento irrinunciabile per chi è anemico, spossato, depresso, cronicamente stanco. Si raccomanda ai convalescenti, ai bambini nell’età della crescita e agli anziani, ma è sconsigliato a chi soffre di calcoli renali. L’albicocca ha, inoltre, notevoli proprietà lassative, favorite dalla presenza del sorbitolo. E’ un frutto ipocalorico, molto nutritivo e altamente digeribile, soprattutto se consumato ben maturo. Si presta anche alla cura dell’anemia e aiuta ad aumentare le reazioni naturali di difesa dell’organismo. Le albicocche possono essere consumate al naturale oppure essiccate o sciroppate e naturalmente in confettura”.

Una delle prime testimonianze precise della presenza di albicocchi in Campania è dovuta a Gian Battista Della Porta, scienziato napoletano che, nel 1583, nell’opera “Suae Villae Pomarium” distingue due tipi di albicocche: bericocche e crisomele, più pregiate. Da questo antico termine deriverebbe, quindi il napoletano “crisommole” ancora oggi usato per indicare le albicocche e da cui sarebbero derivate, inoltre, le crisomele alessandrine, che ancora esistono nell’area vesuviana. Nel secolo scorso il testo ad opera di autori vari, ”Breve ragguaglio dell’Agricoltura e Pastorizia del Regno di Napoli”, del 1845, riconosce l’albicocco come l’albero più diffuso, dopo il fico, nell’area del napoletano, e precisamente in quella vesuviana, “dove viene meglio che altrove e più maniere se ne contano, differenti nelle frutta …”.

Domenico Cacciapuoti

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