Dopo 45 anni di nuovo al San Paolo
Mancavo dallo stadio San Paolo di Napoli-Fuorigrotta da circa 45 anni: parliamo all’incirca del 1970. A quell’epoca essere presente la domenica alle partite calcistiche del Napoli era per me un appuntamento quasi ineludibile.
Lo stadio San Paolo fu inaugurato ufficialmente il 6 dicembre 1959 (nell’anno successivo si sarebbero tenuti i giochi Olimpici in Italia). A quell’epoca avevo undici anni ed il “pallone” e tutto quello che gli girava intorno (giornali, riviste, immagini, grandezza degli stadi) sapeva di surreale. Mi riferisco in particolare all’idea stessa della squadra di calcio nel suo assieme, alle mirabolanti prestazioni dei calciatori ed alle loro luminose carriere: un messaggio potente e suadente per tifosi e lettori “imbambolati e strapazzati”.
Nel 1970 il Napoli schierava in porta Dino Zoff ed una difesa formata da Ripari, Pogliana, Zurlini e Panzanato. All’attacco: Antonio Juliano e Josè Altafini. Ricordo che quell’annata calcistica terminò con il Napoli al 3° posto nella classifica finale.
Gli anni settanta mi videro impegnato mentalmente e praticamente oltre che come tifoso per seguire le avventure del Napoli calcio, anche con il teatro – ero regista di una giovane compagnia amatoriale – e … con la scuola e lo studio.
Dopo il 1970 il teatro, con dispiacere, fu da me abbandonato anche per esigua quantità di tempo e (probabilmente) di talento. Il calcio perse posizioni nell’ordine di importanza delle cose e prese il sopravvento lo studio in quanto strumento utile per le possibilità di occupazione. Nel giugno 1973 l’impiego arrivò essendo risultato vincitore al concorso indetto dal Banco di Napoli. Prima destinazione: Milano, Piazza Cordusio. In quanto al “pallone” i milanesi avevano l’imbarazzo della scelta tra Milan e Inter e abbondanti motivi per litigare nella settimana successiva agli incontri/scontri calcistici.
Del Napoli calcio mi ricordavo la domenica pomeriggio, seguendo, quando possibile e voglioso, le cronache radiofoniche e televisive dai campi di calcio di tutta Italia. Ed anche per controllare la schedina Totocalcio ed il famoso “tredici” mai “azzeccato”. Da allora il lavoro, la famiglia ed altri interessi sono diventati prevalenti. Lo stadio San Paolo di Fuorigrotta non mi ha più registrato come appassionato frequentatore.
Veniamo all’oggi, 18 ottobre 2015: mi ritrovo catapultato allo stadio San Paolo quasi senza saperlo. Un talentuoso “business man” ha avuto la premura d’imbarcarmi, in buona compagnia, in questa insolita (per me) avventura domenicale, con cambio di ritmi e frequentazioni, quando in campo sono schierate, una di fronte all’altra, la squadra del Napoli e la capolista Fiorentina.
Dai concitati commenti raccolti intorno al terreno di gioco, convengo che trattasi di una sfida intrigante per gli appassionati di calcio e per i cultori delle statistiche. Dall’esito di questa gara, a quanto pare, dipenderebbero le sorti dell’intero campionato di calcio 2015-2016!
Entrando al San Paolo ed assaporando le vecchie sensazioni che, inevitabilmente, accompagnano lo spettatore, ho rivissuto, come un film, gli anni giovanili della mia vita nei quali, come già accennato sopra, “il pallone” occupava uno spazio consistente nell’ambito degli interessi coltivati.
Pare che oggi debba presenziare all’incontro di calcio anche il Capo del Governo Matteo Renzi, non so se per delicatezza verso la città partenopea o per comprensibile attaccamento alla sua Fiorentina. Probabilmente la sua presenza risponde a mere esigenze di visibilità politica e di relazioni da collaudare e/o rinsaldare: sarà il buon Maurizio Crozza a renderci edotti nello specifico, presentando il suo/nostro “Paese delle Meraviglie”.
Cosa dire: a 67 anni è completamente cambiata l’ottica con la quale inquadrare la “faccenda calcio”, con le squadre che danno vita al campionato nazionale ed i singoli giocatori impegnati ad inseguire ed ammansire un pallone per portare a casa risultati favorevoli. Risultati utili per giustificare, per quanto possibile, gli esagerati compensi promessi ed incassati e per cercare di attirare, con il supporto della stampa interessata, quanti più spettatori possibili, “sia di stadio che di salotto”, “base di appoggio” per la vendita della lucrosa pubblicità sportiva e non solo quella.
Non va sottaciuto che migliaia di persone in Italia traggono il loro reddito e mettono insieme pranzo e cena con il gioco del calcio: atleti professionisti ed operatori vari tra cui dirigenti, tecnici, ufficiali di gara, fornitori di beni e servizi vari. Per il calcio italiano è stato ipotizzato un giro di affari annuo superiore ai cinque miliardi di euro.
Sono in corso accese discussioni in città per un accordo che porti alla concessione per 99 anni, in favore della Società Sportiva Napoli Calcio, dello stadio San Paolo, dopo il previsto ammodernamento. Il Sindaco di Napoli Luigi De Magistris, replicando alle dichiarazioni critiche, in ordine al suo operato, da parte dell’attuale Presidente della società Aurelio De Laurentiis, ha avvertito la necessità di esternare a mezzo stampa: «Sono tifoso del Napoli non per affari o interesse, ma perchè amo Napoli, i napoletani e la squadra». E noi, popolo “fiducioso e collaborativo”, ci sforziamo di credere al Sindaco ed al Presidente!
Non vorrei rendere grigia questa inaspettata esperienza domenicale, ma non posso fare a meno di rammentare le notizie sconcertanti che in questi giorni imperversano su stampa e televisione. Mi riferisco alla vicenda riguardante Joseph Blatter, presidente dimissionario della federazione mondiale del calcio (FIFA). Mi riferisco anche alle indagini di tipo fiscale che hanno interessato la società INFRONT, consulente (advisor) della Lega Calcio Italiana nella vendita dei diritti televisivi per i campionati 2015 – 2017. Per non parlare delle ricorrenti vertenze originate dalle partite di campionato “giocate sul campo e truccate a tavolino”.
Lascio fare alle persone di buon senso le opportune valutazioni per vicende che, una volta appurate, rovinano l’immagine del calcio e danno l’esatta dimensione di tanti uomini e gruppi che con il “business del pallone” prosperano e, spesso, fanno politica ad effetto.
Non sono certo un cronista di professione, sono assente da molti anni dagli stadi e sono a corto di adeguate informazioni tecniche. Dunque non dirò più di tanto sulla partita giocata sul campo. Bastano per questo le centinaia di pagine di giornali specializzati che da domani riempiranno le edicole italiane. Non vorrei sbagliarmi, ma la “Gazzetta dello Sport” è il giornale più venduto e letto nel nostro Paese, segno che gli accadimenti sui campi di calcio sono preponderanti rispetto a quanto accade nel resto del Paese.
In ogni caso gli spettatori presenti al San Paolo sono al limite massimo possibile (spettacolo nello spettacolo) e fanno ottima massa critica e (tele)visiva. I cori incessanti creano un’atmosfera magica e coinvolgente a cui non è possibile sfuggire.
Il colpo d’occhio dello stadio ripieno di tifosi accalorati e scalpitanti è comunque gradevole e per alcune ore, a quanto pare, gli spettatori si lasciano alle spalle i consueti, logoranti problemi di occupazione, scarso o mancato reddito, fisco, sanità, burocrazia, ecc. ecc..
E’ risaputo che il calcio svolge in Italia e in tante altre nazioni la funzione che il Circo Massimo svolgeva nella Roma imperiale: distrarre, sfiancare ed addomesticare il popolo, possibilmente guadagnandosi anche la sua benevolenza per le scelte pilotate dall’alto e spalmate sul territorio di competenza.
La partita – ormai è storia – si è conclusa con la vittoria del Napoli Calcio sulla Fiorentina, con il meritato punteggio di due a uno, tutto costruito con grinta e velocità nella seconda parte della gara.
Del Capo del Governo Matteo Renzi non si è vista traccia. Altri impegni ed altre considerazioni lo hanno trattenuto e magari non aveva nemmeno segnato in agenda l’appuntamento sportivo.
De Magistris e De Laurentiis, vicini fisicamente in tribuna, sono apparsi ben distanti con la mente e con lo spirito.
Santolo Cannavale