Terra dei fuochi…Un anno dopo
I risultati delle indagini dirette sui terreni di 51 siti definiti “prioritari e maggiormente a rischio” in 7 Comuni non sono ancora stati resi noti, anche se i lavori sul campo sono stati conclusi e la pubblicazione dei risultati doveva essere fatta entro il 9 giugno 2014. In questi 57 Comuni ci sono ancora 1.335 siti potenzialmente inquinati su cui non sono state fatte ancora analisi dirette” aveva tuonato Stefano Ciafani vice Presidente di Legambiente onlus al Convegno su “Terra dei Fuochi: a che punto siamo” a Caserta presentando l’articolato dossier messo in campo dai volontari dell’Associazione e reso pubblico.
A seguito di questa denuncia in due giorni è stato pubblicato il decreto interministeriale che fa divieto di coltivazione su 15 ettari di campi tra le province di Napoli e Caserta censite come aree ad alto rischio in base alla classificazione 1-5.
Un primo piccolo passo a dimostrazione che bisogna insistere nell’incalzare le strutture responsabili dei campionamenti a proseguire senza soluzione di continuità il lavoro necessario a caratterizzare siti sospetti e ad eliminarli, qualora positivi, dal novero dei terreni idonei a coltivazioni, senza guardare in faccia a nessuno.
Dal 2% del territorio campano inquinato e sbandierato arriveremo presto al 12% definito su cui insiste il 25% di antropizzazione (1,5 mil. ab.) e caratterizzato tra Sin/Sir, discariche ufficiali ed abusive, aree vaste, lotti in corso di esame, particelle censite dagli atti delle Procure per proseguire là dove è possibile ipotizzare ulteriori attacchi al territorio sospettando tombamenti abusivi di rifiuti pericolosi e non.
Definire cosa è contaminato e cosa non lo è, è l’unico strumento certo di salvaguardia e tutela di chi opera e produce nel rispetto delle norme e a tutela dei consumatori.
E poi le indagini sanitarie a cui si sta lavorando per rendere omogeneo su tutto il territorio campano un’azione di prevenzione secondaria per biomonitorare tutto quanto esula dai normali screening di prevenzione che, certamente, vanno potenziati e incrementati là dove sono state evidenziate adesioni non in linea col PSN.
I soldi per questo ci sono e vanno impegnati per utili fini a vantaggio di tutta la popolazione e non per inutili indagini, progetti e consulenze per i soliti noti.
Un percorso lungo, a steep, ma che deve essere monitorato di continuo e non lasciato alla mercè di pochi decisori.
Importante in tal senso la volontà espressa dal Presidente della Commissione Ambiente della Camera on.Realacci che ha deciso di iniziare una valutazione, col contributo degli stakeholder territoriali, delle criticità evidenziate dal dossier e di quanto denunciato dalle associazioni del territorio sulla realizzazione, ad un anno, di quanto previsto dalla L.6/14 e non ancora messo in essere dagli Enti richiamati: Ministeri, Regione e Prefetture.
Facciamo nostro in tal senso l’invito del Presidente Buonomo che sulla Campania inquinata serve un’azione rivoluzionaria che restituisca chiarezza e trasparenza sullo stato di contaminazione di questo territorio, dei suoli e delle falde, che predisponga le adeguate misure di messa in sicurezza ed eventuale bonifica e di contrasto alle illegalità in un quadro di trasparenza informativa necessaria alla partecipazione alle decisioni da parte di una cittadinanza sempre più consapevole e protagonista.
Invitiamo la Magistratura ad un’azione sempre più serrata e asfissiante nel contrastare lo scempio ambientale che vive gran parte del territorio campano unendoci alla sollecitazione al Parlamento per approvare da subito la Legge Realacci-Micillo-Pellegrino sui Reati Ambientali (S.1345 Delitti contro l’Ambiente)in queste ore all’esame dell’Aula del Senato che prevede l’introduzione di quattro nuovi delitti ambientali nel Codice penale, tra cui quello di inquinamento e di disastro ambientale e aderendo, con tutta la mobilitazione possibile, alla campagna End Ecocide a sostegno di una direttiva per l’introduzione del delitto di Ecocidio in Europa www.endecocide.eu.
Non si molla.
Franco Matrone