Ordinanza anti-accattonaggio, a Sorrento è scontro tra Sindaco e Parroco
L’ordinanza con cui il primo cittadino di Sorrento, l’avvocato Giuseppe Cuomo, ha messo al bando zingari ed elemosinieri per tutelare il buon nome della città e rispondere alle richieste dei cittadini ha provocato un incidente diplomatico con la Chiesa locale, in particolare con il Parroco della cattedrale, don Carmine Giudici, che ha criticato il primo cittadino per aver statuito che i denari frutto di elemosine e sequestrati saranno destinati alla Caritas diocesana. Come si fa, ha pensato il Parroco, a statuire una cosa del genere senza averla preventivamente concordata col il Presidente e responsabile della Caritas, cioè il Vescovo Mons Francesco Alfano? Da qui la presa di distanza pubblica contro l’ordinanza sindacale con tanto di rifiuto a incassare le elemosine sequestrate agli indigenti. Immediate e violente le reazioni alla presa di posizione del Parroco che è finito in un vero e proprio tritacarne mediatico sui social e sul settimanale Agorà che addirittura ne ha messo in discussione i comportamenti privati. Una situazione paradossale che rischia di far passare in secondo piano un’iniziativa discutibile per come è stata articolata e posta in essere da parte del Sindaco. Il quale ha emesso la propria ordinanza in virtù delle proprie responsabilità di carattere sanitario, evidenziando che zingari e mendicanti possono contaminare il suolo dove camminano e sostano e pertanto si rende necessario l’adozione dell’ordinanza che, però, ha validità di soli 10 mesi. Insomma un polverone da cui la Chiesa ha preso le distanze soprattutto perchè ne ha compreso il carattere squisitamente politico-elettorale. Il reato di accattonaggio è stato cancellato dal codice penale nel 1995 a seguito di una sentenza della Corte Costituzionale. Le strumentalizzazioni poste in essere dalla politica sono pertanto lesive della dignità umana e della tutela dei reali interessi delle comunità locali. Intanto cresce anche il numero di coloro che invitano il Sindaco a rivedere un’ordinanza che colpisce anche artisti di strada e gente che ricava da vivere grazie alle elemosine. Sorrento non può diventare una città insensibile e quasi razzista, ma deve avere la capacità di confrontarsi con questi problemi sociali nel modo appropriato senza scatenare “guerre di religione” e far leva su istinti razzisiti pericolosi per l’immagine della Città e per la sua identità!