A proposito di ritorno alla Lira…

Commento a margine dell’articolo pubblicato su Wall Street Italia il 15 Agosto 2014: “Ritorno alla Lira, “unica via d’uscita dalla crisi“.

liraE’ accettabile l’analisi proposta nel corso dell’articolo di Wall Street Italia, non è condivisibile la semplicistica, abusata soluzione di tornare all’uso della lira nel nostro Paese.
La moneta è e resta uno strumento, uno dei tanti strumenti al servizio dell’economia.
La moneta euro nei primi anni a partire dal 2001 ha ben servito l’economia italiana con tassi d’interesse particolarmente bassi ed allettanti, tanto da indurre gli industriali a incrementare i programmi d’investimento e far acquistare la casa – in molti casi la doppia abitazione – a milioni di italiani con rate di mutuo premianti e compatibili con i redditi dei mutuatari.
Sono testimone diretto di questo evento, avendo sottoscritto in quegli anni, in qualità di funzionario di direzione del Banco di Napoli ed in rappresentanza dello stesso, centinaia di contratti di mutuo fondiario, in un clima di sana, concludente propensione agli acquisti e con reciproca soddisfazione di contraenti e banca.
La stessa moneta euro a partire dal 2001 ha ben servito i gestori nazionali del debito pubblico che hanno ripagato le obbligazioni dello Stato con tassi d’interesse particolarmente bassi e premianti per il debitore Stato. Da rammentare semplicemente che i tassi d’interesse pagati dal Tesoro italiano prima del 2000 erano a due cifre: una situazione a dir poco inconcepibile rispetto agli interessi pagati sui BTP con l’adozione dell’euro.
Erano quelli gli anni nei quali occorreva mettere fieno nel fienile, sgrossare il debito pubblico e finalizzare le spese agli interventi di riqualificazione e ristrutturazione dell’apparato produttivo della Nazione. Allora come oggi era fondamentale sperimentare ed applicare con determinazione la “spendig review”, destinando parte delle risorse risparmiate, come già annotato, agli investimenti produttivi.
Dunque la moneta è e resta uno strumento nelle mani degli orchestrali (politici, industriali, pubblici amministratori, sindacalisti, ecc.) che possono conseguire buoni risultati se operano con correttezza, lungimiranza, senso dello Stato, ecc. ecc..
Il tutto, a prescindere dalla moneta utilizzata, sia essa l’euro, la lira, il dollaro, la sterlina, lo yen giapponese o il renminbi cinese.
Insistere sull’abbandono dell’euro in favore della lira vuol dire perdere tempo prezioso, disapplicarsi dalle problematiche vere del Paese, lavorare su una soluzione fuorviante e dannosa o, molto semplicemente, può voler dire che non si sa come affrontare l’attuale situazione caratterizzata da un debito pubblico di 2.160 miliardi di euro, in crescita inarrestabile e ingestibile dagli uomini attualmente preposti (non votati) alla gestione della cosa pubblica.

di Santolo Cannavale

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