Paola Raia: boicottare i prodotti del Nord, non serve il Qr-code
NAPOLI – «Non mettiamo in dubbio la buona volontà della Regione Campania, ma il Qr-code non è la soluzione ai problemi che stanno travolgendo l’economia agroalimentare campana». E’ quanto afferma Paola Raia, capogruppo di “Forza Campania” in Consiglio regionale. «Il bollino parlante può andar bene nella Silicon Valley, in Campania proprio no. Ma ve l’immaginate una casalinga che legge il codice con lo smartphone in un supermercato dopo aver diligentemente scaricato la app sul proprio telefonino? L’economia campana non è solo quella upper-class, ma anche e soprattutto quella popolare, dei mercati rionali e della distribuzione al dettaglio, delle botteghe, insomma – ha aggiunto la Raia – i cui consumatori, in questo modo, resterebbero senza tutela. E poi non si è mica capito chi pagherà e quanto per questo servizio: difficilmente le aziende che aderiranno al Qr-code si faranno carico dei costi di analisi dei prodotti. Pagherà allora la Regione? C’è già un impegno di spesa?».
«E’ in atto un’aggressione all’economia agroalimentare campana, unico vero fattore trainante del pil regionale con un fatturato stimato di circa 5 miliardi di euro, e si stanno moltiplicando i casi di jena-marketing a tutto vantaggio delle società del nord Italia. E mi riferisco a quell’industria conserviera che nell’agosto scorso acquistò pagine di pubblicità, sui maggiori quotidiani nazionali, per sponsorizzare i “pomodori padani”, e a quella multinazionale che commercializza cibo surgelato che ha deciso, in misura preventiva, di non acquistare più prodotti delle province di Napoli e Caserta. Siamo sotto attacco, e la risposta – ha continuato il capogruppo di Forza Campania – non può essere un elegante codice a barre ad alto contenuto tecnologico. Bisogna reagire con forza a una scientifica opera di demolizione del marketing territoriale campano che aumenterà d’intensità sicuramente nelle prossime settimane, e per questo mi appello alla Regione Campania e al suo presidente. Boicottiamo noi per primi i prodotti di queste aziende, e facciamolo subito aprendoci ad altri mercati europei e internazionali interessati al nostro export. Battiamo i pugni sul tavolo invece di battere tasti sul cellulare».