La sfida di Renzi per la rinascita dell’Italia
Matteo Renzi, neo Presidente del Consiglio dei Ministri, lancia la sua sfida per la rinascita dell’Italia. Punta alla liquidazione a favore delle aziende creditrici di tutti i debiti della Pubblica Amministrazione, alla riduzione del carico fiscale sulle retribuzioni dei lavoratori (cuneo fiscale), al supporto ed apporto di capitale per le piccole e medie aziende manifatturiere, all’apporto di risorse al mondo della scuola, delle imprese impegnate nell’innovazione tecnologica, ecc..
Per fare tutto questo, affrontando lucidamente il problema nella sua interezza, occorrono risorse importanti. Risorse che si aggiungono ai 90 miliardi di euro da sborsare annualmente per ripagare gli interessi sull’ingente debito pubblico di 2.080 miliardi di euro.
Affrontare e finanziare le iniziative governative ipotizzate dal Presidente Matteo Renzi significa poter contare, come minimo, su 100 miliardi di euro all’anno.
E’ una sfida importante da affrontare che richiede soluzioni semplici da congegnare e da comprendere, allo stesso tempo innovative e coinvolgenti. E’ una sfida che merita obiettivamente di avere successo perché, al di la del fatto in se, significa e comporta il bene per tutta la comunità nazionale. Significa riavviare una macchina inefficiente, con il motore inceppato ed il guidatore (in passato) non sempre all’altezza.
Propongo di lanciare l’emissione di titoli di Stato decennali per 100 miliardi di euro, da definire specificamente “Sfida Italia”, con tasso d’interesse simbolico dello 0,1%.
Alla base della specifica emissione: un significato alto e lungimirante di solidarietà nazionale e di finalità benefica per tutta la Nazione, per la relativa rinascita e per dare un segnale fattivo, in primis ai tantissimi giovani in cerca di occupazione.
I titoli obbligazionari in questione, dopo cinque anni di possesso, potrebbero essere utilizzati anche per scopi fiscali. Agli stessi sarebbe attaccata una simbolica cedola aggiuntiva di “merito e riconoscenza nazionale”.
Prevedo ed auspico per questa operazione un esito positivo, in tempi brevi. Ovviamente dovrebbe essere ben spiegata ai cittadini destinatari, con l’entusiasmo, la determinazione e le aspettative che caratterizzano il nuovo Governo in carica guidato da Matteo Renzi.
D’altra parte, ad essere pratici e lungimiranti vi è da chiedersi con onestà di intenti: quanto guadagnerebbe (o perderebbe) l’Italia nel suo complesso e quanto guadagneremmo (o perderemmo) tutti noi dal fallimento dell’esperienza di questo Governo? Faccio fatica, anzi evito volutamente di immaginarlo.
La comprensione ed il successo dell’operazione eccezionale di raccolta risorse dimostrerebbe la capacità di focalizzare i problemi e di darvi soluzione fidando sul senso di grande comprensione e solidarietà, nell’interesse dell’intera Nazione.
Gli italiani, con il loro patrimonio complessivo di 8.500 miliardi di euro (dato Banca d’Italia), obiettivamente non avrebbero grandi difficoltà a finanziare in via eccezionale lo Stato per 100 miliardi di euro. Si tratterebbe di finanziare ed assicurare il proprio futuro e quello dei propri figli impegnando l’uno per cento (1,2% per l’esattezza) del patrimonio privato complessivo. E’ una sfida che vale la pena di essere affrontata e supportata.
Quali i vantaggi immediati di questa operazione? La possibilità di annullare o diradare alcune aste della vendita di titoli di Stato italiani e la conseguente (quasi automatica) diminuzione dei tassi d’interesse sulle future emissioni di BTP, allineati in prospettiva a quelli pagati sul debito della Germania.
Questo ultimo risultato comporterebbe, di per se, un risparmio d’interessi per circa 30 miliardi all’anno che, da soli, potrebbero dar risposta a mille iniziative aggiuntive, tese a supportare la struttura produttiva del nostro Paese e l’economia nazionale nel suo complesso. Risorse da aggiungere, ovviamente, ai 100 miliardi di “BTP Sfida Italia”.
Il successo di questa operazione eccezionale di intelligente solidarietà nazionale darebbe, a prescindere dal resto, un messaggio di grande impatto e valore alle Nazioni con cui siamo in rapporto dialettico e commerciale. In primis aumenterebbe i nostri crediti (morali e pratici) presso l’Unione europea ed i 27 Paesi della stessa Comunità.
Solleciterebbe gli investitori internazionali, attirati dalla concretezza, dalla positività e dalla risposta costruttiva e lungimirante del popolo italiano che sa dare il meglio di se nei momenti di grandi difficoltà.
L’originale operazione di marca italiana, tra l’altro, alleggerirebbe la pressione dell’Unione Europea nella sua pretesa di “conti in ordine” prima di concessioni in termini di elasticità nella gestione del bilancio nazionale.
Potrebbe nel contempo dare la spinta all’Unione Europea nella direzione degli “Eurobond” e cioè delle obbligazioni da emettere a livello centrale UE, a tasso d’interesse ridotto sfruttando il suo alto “rating”, con successiva attribuzione di risorse, a pari condizioni, ai Paesi comunitari bisognosi di prestiti esterni.
Questo utile strumento di finanza comunitaria (emissione di Eurobond) fino ad oggi, per tante ragioni, non è stato possibile conseguire e l’Italia potrebbe ascrivere a se il merito di propiziare e dare attuazione ad un meccanismo di grande utilità e ritorno nell’approvvigionamento di risorse finanziarie a livello internazionale.
Si danno qui per scontati tutti gli interventi ed i processi, da velocizzare, tesi a minimizzare gli sprechi di denaro nella Pubblica Amministrazione, con valorizzazione concreta e convinta della “revisione della spesa”, avviata a più riprese e sovente depotenziata ed accantonata.
Ben vengano, ovviamente, le auspicate riforme di tipo elettorale e costituzionale in corso di definizione ed approvazione ed il necessario processo di sburocratizzazione dello Stato, nelle sue diverse articolazioni.
di Santolo Cannavale