Art point “Facciamo i conti con l’Arte”, alla BPMed la mostra di Anonimo Napoletano

Pagina corriere 2NAPOLI – Si inaugura Venerdì 25 ottobre 2013, alle ore 18, la mostra “Remade Teche Tè” di Anonimo Napoletano alla BPMed Gallery nell’ambito della rassegna artistico-culturale “Art Point Facciamo i Conti con l’Arte” promossa e organizzata dalla Banca Popolare del Mediterraneo col patrocinio del Comune di Napoli, Assessorato ai Giovani. L’iniziativa voluta da Rino Fusco, Presidente dell’Istituto di Credito, è diretta da Antonio Minervini ed è giunta al terzo appuntamento in un crescendo di consensi del pubblico e di entusiasmo del mondo artistico partenopeo che ha trovato nell’iniziativa un’importante occasione per presentarsi alla Città. “Il nostro intento è quello di valorizzare arte e cultura a Napoli – spiega Fusco – perchè è attraverso la promozione culturale che si favorisce la crescita civile, sociale ed anche economica della città e della regione. Il progetto sarà ulteriormente implementato e proseguirà fino a Natale. Nel 2014 abbiamo in programma altre iniziative che riguardano il mondo artistico-culturale napoletano e siamo certi di riuscire ad interpretare anche in questo modo a dar voce e a farci interpreti di quell’ansia di cambiamento e di crescita della dimensione di Napoli città europea“.

PRESENTAZIONI E CRITICA
Anonimo Napoletano crea opere e forme a partire da oggetti e realtà altre, remote, dimenticate.
Oggetti, particolarmente vecchi giocattoli, a cui era stato tolto il diritto di occupare uno spazio, i cui luoghi erano ormai perduti sotto la ruggine del tempo, le cui relazioni con altri oggetti erano state smembrate. Ed è proprio il ripristino di  queste relazioni, una sorta di “diritto alla cittadinanza” delle cose passate e non più fruite, che sta  alla base del gesto artistico di Anonimo Napoletano.

Le opere d’arte che ne nascono vivono di una nuova autonoma vita, diventano un tutto che è distante e diverso dalla somma delle parti che lo compongono. Oggetti silenti riprendono a stare al mondo, e sembrano “riparlare” confluiti in una nuova tessitura.
I giocattoli utilizzati da questo artista originalissimo, nella sapiente opera di ricomposizione/riproduzione, perdono la loro specificità e significanza originaria, per farsi oggetto altro, che veicola metaforicamente il “gioco perduto”, dentro  nuovi contesti estetici e semantici. Questi balocchi di epoche passate, portatori di nuova vita e bellezza, rimandano alla sfera ludica dell’individuo e della collettività, sembra questo uno dei messaggi di Anonimo Napoletano: la sfera ludica, la capacità di giocare, di stupirsi come bambini, ci potrà salvare dall’eclisse dell’etica e del buon senso che caratterizza il nostro tempo.                                                                                      

Tra le varie suggestioni letterarie che vengono in mente guardando l’opera di Anonimo Napoletano, ho ripensato  al bel romanzo di Benedetta Cibrario: “Lo scurnuso”, dove si racconta la storia di una statuetta presepiale, che attraversa i secoli, dal millesettecento ai giorni nostri, passando di mano in mano, come un miracolo che sopravvive nel tempo, attraverso proprietari diversi, nel farsi e disfarsi dei grandi presepi, destando ogni volta uno sgomento segreto. L’oggetto statuetta  conserva la sua identità, una intrinseca dignità e bellezza  che supera i fatti e le peculiarità delle varie epoche storiche.                                         

Mi sembra di poter dire lo stesso per le opere del nostro artista: i suoi giocattoli, verniciati di bronzo, che si “ricompongono “ in nuove forme e soluzioni estetiche, testimoniano come tutto, lo splendore e le miserie, i silenzi delle cose spazzate via dall’oblio e l’odierno chiacchiericcio, trova sintesi  nell’ attività più alta dell’uomo: l’espressione artistica.

di Gaspare Natale   

Remade  Teche tè g i o c h i e r i g i o c h i
Un artista che sceglie uno pseudonimo per dare già un primo messaggio fuori dal contesto globale della  personalità, tanto propagato anche sul web, come recupero di un identità condivisa e condivisibile con i più, che lui annulla già in partenza, con una firma che diventa opera essa stessa. L’artista sceglie istintivamente di dare spazio alla sua memoria e di operare nel recupero di concetti ed oggetti che ormai sorpassati, non devono però essere nell’oblio della dimenticanza. Solo attraverso la nostra storia recente, possiamo rielaborare l’esperienza sociale di mode, di usi e di un tempo che ci apparteneva e dove noi eravamo protagonisti nel partecipare e non solo di apparire.

Giocattoli che rimandano agli anni settanta ed ottanta recuperati in discarica o da altre fonti, che si pongono come archetipi che sappiano essere nuove ipotesi per rileggere un pensiero passato, da riattivare sia in forma di denuncia che di solo approccio visivo; per far questo, l’artista scava nella sua indole, prima che nella sua psiche, per operare in sintesi una serie di ipotesi che da una parte si agganciano alla Pop Art per la riproducibilità del significato degli oggetti stessi, e dall’altra alle sperimentazioni che in ambito spaziale sono da recuperare per formulare in sintesi, opere suggestive, piene del pathos partenopeo e della innata capacità di saper offrire l’aspetto ludico e quello tragico. Si recupera l’idea della teca, che a Napoli è la scarabattola di memoria presepiale, per sacralizzare le composizioni in esse contenute ed i contenuti stessi espressi. Tutta la produzione indica la capacità di estrema sinterizzazione, di arguta impostazione nelle scelte compositive e dell’opportunità di creare opere uniche che proprio nel recupero dei giocattoli, si pongono come memoria individuale di nuovo rintracciabile e che Anonimo Napoletano offre come irripetibile “memoria collettiva”.

Opere che nella contemporaneità affronta temi diversi del nostro vivere del passato recente e interpretano le istanze di un “recupero” del sentire collettivo come spinta verso una salvezza sociale che solo la suggestione e l’emozione delle opere sa trasmettere come grimaldello delle coscienze e della voglia dell’artista di porsi come tramite per una rilettura che concretamente sappia far riaffiorare i sentimenti, quel sentire le cose comuni in forma anche ludica, e con una personale interpretazione e composizione che riesce anche ad assurgere a nuovo alfabeto visivo per oggetti come un abbecedario della stupidità umana nella grande opera alla facoltà di Medicina di Napoli.
Un gioco ed un impegno sentito che non bisogna guardare e basta, si deve invece, entrare nell’ipotesi sognante di un artista che dalla sensibilità rilegge una partitura non solo concreta nella forma, ma anche….in forma anonima, come i benefattori di un tempo che elargivano possibilità senza visibilità, perché il bene comune, si costruisce con opere, pensieri e concetti.

di Gianni Nappa

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