Agroalimentare campano in crisi, ma di chi sono le vere colpe?

terra dei fuochiE’ un susseguirsi di allarmi sulla crisi dell’agroalimentare campano quello che si legge da qualche giorno a questa parte in risposta alla campagna d’informazione sull’inquinamento ambientale della Terra dei Fuochi, l’area produttiva più contaminata d’Italia rimbalzata agli onori delle cronache per le dichiarazioni di un pentito di camorra che erano state secretate dalla Magistratura e che oggi, riproposte dallo stesso personaggio e acclarate dalle autorità, stanno letteralmente mandando a pezzi la produzione agroalimentare regionale con ovvie, pesanti conseguenze sulle imprese e sui produttori agricoli in particolare. Come avviene in questi casi il pressing delle categorie interessate sortisce l’effetto di controbilanciare da parte istituzionale e associativa le notizie che vengono diffuse dai media. Mai però nel merito delle questioni, nel caso le malattie che stanno decimando le popolazioni interessate e che stanno minando la salute di chi consuma questi prodotti evidentemente coltivati in aree contaminate o prossime a queste. Il grido di dolore dei produttori è legittimo quanto comprensibile, ma come si fa a fingere di non sapere e di non contrastare la commercializzazione di produzioni potenzialmente pericolose per la salute e per la vita stessa delle persone? In queste vicende, come in tutte le altre analoghe, sembrano puntualmente passare in secondo piano i diritti delle vittime, reali e potenziali, piuttosto che acclararsi le responsabilità, dirette o indirette, di chi provoca il danno! Si tratta del corto circuito del sistema dove a mancare sono sempre e solo le responsabilità in capo a qualcuno o a qualcosa e il miglior complice per fronteggiare emergenze croniche sembra essere soltanto il silenzio, la non conoscenza dei fatti e soprattutto dei misfatti che sono stati compiuti e che ancora vengono compiuti sulla nostra pelle. La tutela del territorio e dell’ambiente altro non significano che la salvaguardia della nostra salute e della nostra vita dalle malattie e dalle tragedie che derivano alla collettività, oltre che ai singoli, dagli scempi ambientali in tutte le forme prodotti. Chi dovrebbe esercitare i controlli e interdire azioni che provocano danni molto spesso non lo fa, o lo fa in ritardo, o addirittura è complice di chi compie i reati ambientali. Un paese pattumiere sta diventando questa Italia che continua a mistificare la realtà nel vano tentativo di perpetrare primati che ha perduto ormai da tempo o, addirittura, non ha mai avuti. Basta considerare il caso del cosiddetto oro bianco, una produzione d’eccellenza come i prodotti lattiero caseari bufalini che periodicamente finiscono al centro di contestazioni per svariate ragioni, gran parte delle quali connesse ad abusi e frodi commerciali oltre che ai dubbi legati alla salubrità dei prodotti per cause dovuto alla contaminazione del territorio e alle malattie che ne conseguono. Insomma un patrimonio a rischio default perchè la logica della politica e del sistema economico e produttivo ad esso connesso e spesso colluso con poteri criminali è quella del business a prescindere da qualsiasi altro interesse. Che cosa si dovrebbe fare allora? Far scomparire dalle cronache servizi e notizie sulla terra dei fuochi pensando così di salvare capra e cavoli? Dovrebbero dare una risposta anche a questi temi i solerti difensori del tutto è bello e buono e che la colpa è soltanto della disinformazione!

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