Rosario Lopa, lotta al caro-pane e ai forni abusivi a Napoli
La Consulta Nazionale dell’Agricoltura e dell’Agroalimentare scende in campo contro il “caro-pane” e per salvaguardarne la qualità nell’interesse dei consumatori sempre più disorientati rispetto a un’offerta del mercato che penalizza la tracciabilità del prodotto e non fornisce adeguate garanzie di qualità e di sicurezza. La Consulta è intervenuta sull’argomento grazie all’interessamento di Rosario Lopa che, in un articolato intervento, ha evidenziato i punti di forza e di debolezza del settore e delle tante problematiche. “Serve una carta d’identità del pane a livello regionale, per poter garantire al consumatore la qualità, la provenienza, gli ingredienti e la tracciabilità del pane, dal forno alla tavola del consumatore e valorizzare l’arte bianca con iniziative di concerto con gli operatori ed a beneficio dei consumatori, per far emergere la qualità e l’identità territoriale del pane, anche con degli incentivi a favore dell’apprendistato, per favorire il lavoro dei giovani nelle botteghe di fornaio. La tutela del consumatore non deriva dal fatto se i panettieri sono aperti o no la domenica, o se imbustare o no il pane, ma dal fatto che ogni venditore deve sottostare al controllo qualità, che si fa obbligatoriamente, ad esempio, ci sono tante aziende agrituristiche che producono il pane fresco per uso interno“. Questa la dichiarazione di Lopa, rappresentante della Consulta Nazionale dell’Agricoltura e Agroalimentare. “Nella sola provincia di Napoli, infatti, la percentuale di pane abusivo e pari al 37 per cento di quella consumata quotidianamente, pari complessivamente a ben 8.200 quintali. Un danno per l’intera economia provinciale – ribadisce Lopa – una concorrenza sleale verso i panifici autorizzati, un pericolo serio e diffuso per la salute dei consumatori. Il fenomeno della produzione riguarda soprattutto i comuni della provincia di Napoli ma la commercializzazione investe anche il capoluogo in modo molto articolato. Pane potenzialmente tossico in quanto cotto grazie alla combustione di vecchi mobili e altra legna di recupero che, essendo stata trattata chimicamente all’origine, sprigiona tra le altre cose proprio melanina, quella del latte cinese, che viene assorbita dal prodotto finale, e dello sfruttamento criminale della povertà delle persone a qualsiasi longitudine. L’aumento smisurato del prezzo del pane, spiega l’esponente della Consulta, ha evidentemente creato il mercato per un pane abusivo di cui non è possibile garantire la qualità, così come il costo notevole del latte in polvere ha spinto qualche azienda a realizzarne di più economico pur di trarre profitto dalla domanda dei poveri. Per combattere la piaga dei forni abusivi si potrebbe creare – ha sottolineato Lopa – una sorta di carta d’identità del pane a livello regionale, per poter garantire al consumatore la qualità, la provenienza, gli ingredienti e la tracciabilità del pane, dal forno alla tavola del consumatore e valorizzare l’arte bianca con iniziative di concerto con gli operatori ed a beneficio dei consumatori, per far emergere la qualità e l’identità territoriale del pane, con serrati controlli da parte degli organi competenti del Mipaaf e delle forze dell’ordine, e anche con degli incentivi a favore dell’apprendistato, per favorire il lavoro dei giovani nelle botteghe di fornaio. Se fosse combattuto con forza l’abusivismo che erode il margine di guadagno del panificatore – ha concluso Lopa – si potrebbe anche pensare di abbassare notevolmente i prezzi“.