Banca d’Italia: quattro regole per contrastare le “cricche”

ROMA – Severo monito della Banca d’Italia contro le “cricche” che controllando e condizionando gli appalti pubblici realizzano affari per oltre 60 miliardi di euro l’anno a spese delle casse pubbliche. Una situazione da paese africano, eppure basterebbe apportare alcune modifiche alla vigente legislazione per contrastare il malaffare. Gli autori del documento di Banca d’Italia (Francesco Decarolis, Cristina Giorgiantonio e Valentina Giovanniello) suggeriscono quattro semplici provvedimenti:

1) l’eliminazione del ricorso a meccanismi di esclusione automatica delle offerte cosiddette anomale nelle gare, che ridurrebbe i rischi di collusione tra gli offerenti;

2) l’accentramento delle valutazioni di anomalia delle offerte nelle stazioni appaltanti di maggiori dimensioni e un innalzamento degli importi delle garanzie fideiussorie prestate dagli aggiudicatari, riducendo così la pratica generalmente diffusa di successive rinegoziazioni del prezzo o il mancato completamento dell’opera, come è avvenuto ad esempio a Firenze per il palazzo della scuola dei carabinieri, al centro dell’inchiesta che ha coinvolto la cricca della Protezione civile;

3) un rafforzamento dei controlli sui subappalti, quelli su cui sono più attive le imprese mafiose;

4) una maggiore standardizzazione dei progetti e il ricorso al “dialogo competitivo” tra i concorrenti.

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