Come frenare la “fuga di cervelli” dall’Italia
Abbiamo sempre più persone di talento o di alta specializzazione che emigrano verso paesi stranieri e da questo fenomeno che nasce l’espressione “Fuga dei cervelli”. Visto che la la Scienza non conosce frontiere, per l’interessato potrebbe essere un arricchimento culturale e professionale, ma diventa un fattore negativo quando non rientrano nella loro Patria decidendo di cercare altrove migliori opportunità per valorizzare il proprio sapere, non trovando in Italia, posizioni adatte alle loro capacità, ben remunerate e soprattutto con migliori prospettive di fare carriera. In Italia per favorire il rientro di ricercatori scientifici residenti all’estero sono stati adottati una serie di provvedimenti: ad esempio, i datori di lavoro che assumono full/time, per almeno 2 anni, personale di ricerca, possono avere degli incentivi di natura fiscale, così ripartiti:
1) € 25.822,84: da questo importo € 20.658,28 sono destinati ad un credito d’imposta, € 5.164,59 a fondo perduto per ogni ricercatore assunto;
2) 50% nella forma di credito d’imposta dell’importo dei contratti di ricerca;
3) 60% nella forma del credito d’imposta, per l’importo delle borse di studio.
I redditi da lavoro dipendente o di autonomo dei docenti o ricercatori che siano non occasionalmente residenti all’estero, secondo l’art.17 della L.2/2009 e che abbiano fatto ricerca oppure docenza, naturalmente documentata, per almeno 2 anni consecutivi all’estero e che dal 29 novembre 2008 o in uno dei 5 anni solari successivi vengono a svolgere la propria opera e divengono residenti fiscalmente in Italia, sono imponibili solo per il 10%, ai fini dell’IRPEF, e non concorrono al valore dell’IRAP. Sempre se rimane la residenza fiscale nello Stato tale incentivo fiscale, a partire dal 1° gennaio 2009, si applica nel primo anno d’imposta e nei 2 successivi.
(Lucia Gargiulo, consulente del lavoro)