Banche a Napoli, intervista di “Repubblica” a Fusco, Presidente BPMed

Gennaro Fusco, Presidente BPMed

“La Repubblica” Napoli del 10 08 2010

TRE ANNI FA UN ESPOSTO ALLA CONSOB  di Patrizia Capua

Una formale diffida alla Consob, spedita attraverso un legale, tre anni fa, sulle vistose anomalie della Banca popolare del Meridione di Raffaele Cacciapuoti. “Lo facemmo a tutela della nostra attività”, racconta Gennaro Fusco, commercialista. Dalla Consob nessuna risposta. “Cacciapuoti l’ho incontrato dopo quella diffida, era risentito con noi, racconta Gennaro Fusco presidente del comitato promotore di un’altra banca in via di costituzione, la Banca popolare del Mediterraneo. “Quando ebbe sentore che non ce l’avrebbe fatta ad avere l’autorizzazione dalla Banca d’Italia, attraverso un nostro componente chiese di entrare nella nostra compagine con una quota rappresentativa di sottoscrizione e con la presidenza onoraria della banca. Noi abbiamo detto che non c’erano i presupposti per farlo. Siamo all’ultimo miglio, aspettiamo l’ok della Vigilanza”. Un mucchio di anomalie e irregolarità nella banca del “principe”, nella denuncia di Fusco. Un vero e proprio esposto. Ed è di quel periodo anche una lettera ai soci della Popolare del Mediterraneo in cui si faceva un distinguo con le altre iniziative in corso, con riferimento non molto velato alla banca di Cacciapuoti. “La città era tappezzata da cetelloni 15 per 5, lo slogan “con duemila euro puoi diventare socio della tua banca”, parlava di tassi e condizioni di favore. Il che è veramente grave. Nessuna prudenza o trasparenza da parte dei promotori, come impone il regolamento 809 della Consob in materia di sollecitazione del pubblico risparmio e della pubblica sottoscrizione. Su questo abbiamo sollevato l’attenzione della Consob. Il sottoscrittore deve essere informato che il suo investimento può essere a rischio. Ma Cacciapuoti e i suoi, usando i canali del marketing senza fornire i contenuti fondamentali del rischio, hanno violato le regole. Quella pubblicità non era coerente con la normativa della Consob. Per noi era una campagna pubblicitaria che alterava il messaggio”. La nascita di numerose popolari si spiega con il clima generale di sfiducia nei riguardi delle grandi banche, che ha fatto tornare in auge il modello di istituto di credito territoriale. Ma la truffa a opera di Cacciapuoti rischia di gettare un’ombra su chi si muove secondo le regole. “Hanno violato norme fondamentali”, continua Fusco, “abbiamo notizie di denaro versato direttamente nella mani o con assegni intestati ai promotori. La prassi, a cui noi invece ci siamo attenuti scrupolosamente, è il bonifico sul conto corrente del capitale, o l’assegno circolare o bancario non trasferibile intestato alla costituenda banca. Conti che devono essere blindati, sia chiaro. Sappiamo invece di assegni non trasferibili movimentati. Allora questo comporta anche un’indagine supplementare sulle banche”. Fusco non crede alla malafede di partenza, a un progetto criminoso. “Ha sottratto per investire e ha perso il controllo delle spese”.

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